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Visualizzazione dei post da maggio, 2013

L'Ultima Notte

L'ultima notte Mangiamo distratti un piatto di pasta al pomodoro per cena, mi chiede dell'ufficio, le reazioni dei dipendenti, se si è saputo di noi chiusi nell'ascensore e se ridono. Parliamo del nuovo governo, della donna al ministero dell'integrazione, primo ministro di colore nella storia della Repubblica. Mi fa vedere alcune cose che ha scritto in rete sui vari blog, su Twitter, su Facebook. Poi andiamo a letto. Guardo il soffitto e le dico: «Domani torno a casa mia». «Non dirai sul serio, spero! Come fai a tornare in quel vicolo cieco? Vai avanti, fammi il favore, guardati attorno, hai ancora tante cose da fare, sei una persona in gamba con tanta energia e tante risorse, non rovinarti la vita. Puoi avere tutte le donne che vuoi, basta che ti liberi dalle tue paranoie. Guarda Dorotea, è cotta di te, perchè non te ne accorgi? … No, non dirmi? Ci sei andato a letto? Quando ho fatto il suo nome hai avuto uno scatto! Non ci posso credere! Bene, sono con

Al Lavoro

Al lavoro Il sole entra prepotente dalla finestra, Luisella si scuote e apre gli occhi felice. Inesauribili sono le risorse dell'essere umano, penso io. Avrebbe tutte le ragioni per piangere e deprimersi, per fare il lutto per la delusione del suo amore, e invece gli occhi straripano di felicità. Mi preparo per andare al lavoro, le lascio le chiavi di casa. «Fai quello che vuoi» le dico. Non ha ancora deciso, ha bisogno di tempo. Va bene, non c'è fretta. Arrivando in ufficio mi domando come dovrei affrontare Dorotea. Mi accorgo che alcuni dipendenti sono alla sua scrivania, le fanno corona e guardano lo schermo del suo computer divertiti. Immagino già di che si tratta e mi muovo per sorprenderli alle spalle. Non mi sbagliavo: guardano le immagini riprese dalla telecamera di me e Luisella che usciamo dall'ascensore. «Buongiorno» dico ad altra voce ad un paio di metri di distanza. «Dottore ma che ha combinato venerdì notte nell'ascensore?» sfotte Dorote

La cresima

La cresima Arrivo presto in chiesa. Ci sono già molte persone, tutte eleganti, le donne sono sfilate di moda, il chiacchiericcio è continuo e insopportabile. Il parroco ripete continuamente l'invito al silenzio aumentando così il rumore di fondo. Qua e là ammiro qualche uomo in silenzio, ma donne e giovani sembrano pervasi dalla frenesia di dare le ultime importanti disposizioni prima di un lungo viaggio. I giovani maschi sono tanto vanesi quanto le donne, vestitini firmati, capelli alzati a cresta con il gel abbondante. Le ragazzine mostrano con orgoglio la recente abbronzatura delle gambe e delle schiene e del seno. Le donne mature vestono allo stesso modo delle giovani e allo stesso modo mostrano molto di ciò che invece sarebbe conveniente nascondere. Pelle rugosa e spessa, gambe deformi, rotoli di grasso che sfuggono ribelli ai vestiti stretti. Sul fondo della chiesa c'è un bel mosaico, moderno ma di stile bizantino, al seguito di quella moda che ha riscoper

Il sogno

Il sogno Mi siedo nell'ultimo banco e senza accorgermene mi addormento. E dormendo sogno. Una terra desolata e triste, di rifiuti e alberi bruciati. Qualcosa si muove, polvere su polvere si raccoglie, le ossa crescono, si allungano, si articolano, sulle ossa i tendini, la carne, i muscoli, la pelle. Stanchi e a fatica vecchi deformi si alzano dalla polvere, malati, feriti, storpiati, consumati dall'ultima fatica del morire. Alzandosi la pelle si distende, i muscoli ritrovano vigore. Quando sono in piedi sono splendidi giovani atleti, vestiti di bianco fino ai piedi nudi. Alcuni qua, altri là, a decine sparsi, centinaia, migliaia, milioni. Un raggio rasoterra del sole che sorge cattura la loro attenzione indicando la via sulla quale si incamminano, affrettano il passo, corrono in fiumi immensi. Gli uomini cantano marce militari cadenzate e potenti, alle quali le donne rispondono con note leggere, quasi lieder di altre epoche. Gli uomini corrono pesanti con passo

Il buco 4

Il buco 4 Il cellulare ha finito la carica, non so più che ore siano. Forse mezzanotte, forse le due. Sono stanco e di tanto in tanto mi accorgo che assopisco. La voce di Luisella mi coglie di sorpresa: «Ho freddo.» Faccio per sfilarmi la giacca ma lei mi interrompe: «Non se parla neppure, almeno di questo dobbiamo essere convinti: che femminismo e cavalleria sono incompatibili!» Mi si avvicina dunque e mi si raggomitola addosso, con la mia giacca ci copriamo ambedue, con la sua giacca si copre le lunghe gambre lasciate nude dalla minigonna e dai collant ammucchiati in un angolo dell'ascensore inzuppati della nostra orina. Il calore del suo corpo mi penetra e mi accorgo che un po' di freddo lo avevo anch'io. Da quanti anni non stringo così una donna, da quanti anni non ne sento il cuore e il respiro? L'amore delle prostitute è un amore senza tenerezza, consumato anonimo e in fretta. Luisella tra le mie braccia è come un concentrato di tutta la tenerezza ch

Il buco 3

Comincio ad essere stanco di stare in piedi e decido di lasciarmi scivolare sulle pareti dell'ascensore fino a sedermi. Luisella fa lo stesso, ci dobbiamo arrangiare per incrociare le gambe ed evitare i suoi tacchi sul mio inguine. Che cosa succeda là fuori comincia ad impensierirmi: ci vuole tanto a rintracciare l'assistenza? A mettere in funzione un generatore d'emergenza? O eventualmente ad aprire manualmente le porte? Penso che se è stata Dorotea a combinare il tutto, sta superando i limiti dello scherzo simpatico e faremo i conti appena uscirò. D'altra parte al momento non posso verificare nulla, anzi, continuando ad accendere il cellulare per controllare l'ora e se ci sia rete, sto consumando la batteria. Credo che l'ipad di Luisella sia già scarico, perchè non lo estrae più dalla borsetta. Da alcuni fori dal fondo salgono spifferi di aria gelida che odora di olio. Forse è un po' fastidiosa ma almeno non corriamo il rischio di finire l

Il buco 3/1

Il buco 3/1 «Il mondo è pieno di violenza e noi abbiamo la possibilità di cambiare, di dire basta!» La voce di Luisella viene dal buio, come una canzone antica, puro suono senza volto: «La violenza mantiene le relazioni di potere, è la violenza del potere e si esprime anche con il controllo dei corpi, perchè anche il corpo è merce che deve obbedire alle regole del mercato. Io in quanto donna devo stare dentro ai ruoli che mi vengono imposti, non posso dire NO, non posso scegliere. Non sono una persona, un individuo con una volontà che può realizzarsi. Sono solo in quanto ho un ruolo di cura, in funzione dell'uomo, in una relazione strutturata dalla cultura patriarcale. Ecco perciò che se mi rifiuto, se mi nego, scateno la violenza: fino al femminicidio, allo sterminio delle donne che rifiutano la sottomissione, che alzano la testa. Ecco che gli uomini, spaventati reagiscono e scatenano la repressione perchè sentono minacciato il loro potere, la loro identità, il loro ruol

Il buco 2

Il buco 2 «Allora, vuole che parliamo di femminismo?» La sfida di Luisella mi giunge dal buio, sento il suo respiro, il suo profumo, il calore del suo corpo. Immagino il seno perfetto come le generose scollature l'hanno mostrato. Vorrei allungare la mano e stringerlo, sentirlo, accarezzarlo, leccarlo. Mi fermo a metà, intimorito da cosa può pensare o dire. «Quando ero giovane avevo diverse amiche femministe, andavamo molto d'accordo. Più con loro che con le ragazze della parrocchia, nonostante io fossi un cattolico militante a tempo pieno.» «Davvero? Non lo avrei mai immaginato.» «Che da giovane fossi impegnato in politica?» «No, che lei avesse avuto amiche femministe. E come è andata, cosa facevate, di cosa discutevate?» «Erano delle ragazze in gamba, si erano prese un appartamento in un quartiere malfamato, una specie di comune. Andavo a trovarle, mangiavo la pastasciutta da loro. Una volta a tavola c'era una giovane ragazza, una prostituta con cui a

Tieniti Diritto e Sorridi

Immagine
Nell'agiatezza e nelle strettezze, Nella miseria o l'opulenza, La malattia o la salute, Tieniti diritto e sorridi. Tra coloro che si precipitano, Coloro che si agitano nel vuoto O si urtano gli uni gli altri Tieniti diritto e sorridi. Tra coloro che si fanno largo a gomitate, Coloro che stendono le mani per prendere, O che si arrampicano e sidestreggiano, Tieniti diritto e sorridi. Tra coloro che discutono E coloro che si ingiuriano, Coloro che stringono i pugni, Coloro che brandiscono le armi, Tieniti diritto e sorridi. Nel giorno della collera E dello sbandamento Quando tutto crolla e brucia, Tu solo in piedi nel panico, Tieniti diritto e sorridi. Di fronte ai giusti dalla nuca rigida, I giudici dalle virtù taglienti, Gli importanti che si dimenano, Tieniti diritto e sorridi. Sia che venga fatto il tuo elogio, Sia che ti si sputi in faccia, Tieniti diritto e sorridi. A casa tua con i tuoi, Tieniti diritto e sorridi. Di fronte alla t

Pornoflauta

Chiudo la bottega e mi avvio al metrò: dietro mi porto l'odore della colla e del legno e la nostalgia del lavoro che amo e che accetto di sospendere solo provvisoriamente per esaurimento fisico e mentale. Ho bisogno di andare a casa, mangiare, lavarmi, riposare. Lungo i binari umanità varia si ignora reciprocamente, tesa all'unico obiettivo di prendere al volo il primo treno, sciamare per le scale in fretta verso casa. I vagoni non sono eccessivamente affollati ma non per tutti c'è posto a sedere così sto in piedi. Tra i fortunati che sono seduti una ragazza quasi bionda, slavata, senza reggiseno sotto la camicia leggera, il seno piccolo, un po' cadente spinge grandi capezzoli che traspaiono puntigliosi. Legge, distratta, indifferente a tutti, oltre, forse, altéra, assente. La guardo da lontano, estraneo a estranea; eppure avrei tante cose da chiedere, da raccontare. Un ciao, almeno, un nome, uno sguardo. Penso a quello che le chiederei e penso che

Triste giro di ruota

SIRENA: È nella regione di Enod, a oriente di Eden, Laddove Caino si adagiò a terra, stanco del lungo errare, Che sorge, costruita dai suoi figli, Enòch, fatta di blocchi grandi come montagne, Con mura d'orgoglio e torri violente Che lanciano al cielo la sua magnifica sfida. Tutte le arti che abbelliscono la vita Erano praticate ad Enoch. Giubal fabbricava lire, organi, Tubal forgiava e fondeva metalli, Enos praticava l'arte d'evocare il Nome Dell'onnipotente con piena efficacia. Questi trafficanti erano come dei re I suoi re come degli dei. Ma, tra tutte, l'arte che più rifioriva Era quella della guerra: Tubal fabbricava soprattutto spade e lance, Giubal preparava tamburi per l'attacco E trombe per i trionfi. È un'arte molto più utile Di quella di produzione di beni di consumo o edile E che rende più di quella Della compravendita, Perchè procura abbondanti bottini E prigionieri la cui oscura fatica Frutterà la gloria, la grandezza

Piera Franchini e la dignità irrinunciabile

Ci sono temi eticamente sensibili si dice, dicendo qualcosa a cui è difficile dare un significato preciso, come se fosse possibile pensare a temi eticamente insensibili. Al di là di ogni ipocrisia il nodo del contendere è lo scontro tra il mondo cattolico e il mondo non cattolico. Ora mi si permetta di distinguere cinicamente due aspetti dell'espressione cattolico. Il cattolico è cattolico in quanto appartiene ad una tribù con i propri interessi in conflitto con le altre tribù. Questa tribù avrà le proprie parole d'ordine, le proprie battaglie, i propri obiettivi. Nell'ottica della tribù cattolica devo dire che le argomentazioni di coloro i quali chiedono la legalizzazione del suicidio assistito (qualsiasi nome vogliano attribuirgli), mi toccano molto poco. Siamo onesti: finanziare l'eutanasia è un affare per lo stato e tutto sommato la nostra tribù ha tutto l'interesse affinchè gli altri si suicidino al più presto sottraendo il minimo di risorse alla collettività