Al Lavoro
Al
lavoro
Il
sole entra prepotente dalla finestra, Luisella si scuote e apre gli
occhi felice. Inesauribili sono le risorse dell'essere umano, penso
io. Avrebbe tutte le ragioni per piangere e deprimersi, per fare il
lutto per la delusione del suo amore, e invece gli occhi straripano
di felicità.
Mi
preparo per andare al lavoro, le lascio le chiavi di casa. «Fai
quello che vuoi» le dico. Non ha ancora deciso, ha bisogno di tempo.
Va bene, non c'è fretta.
Arrivando
in ufficio mi domando come dovrei affrontare Dorotea. Mi accorgo che
alcuni dipendenti sono alla sua scrivania, le fanno corona e guardano
lo schermo del suo computer divertiti. Immagino già di che si tratta
e mi muovo per sorprenderli alle spalle. Non mi sbagliavo: guardano
le immagini riprese dalla telecamera di me e Luisella che usciamo
dall'ascensore.
«Buongiorno»
dico ad altra voce ad un paio di metri di distanza. «Dottore ma che
ha combinato venerdì notte nell'ascensore?» sfotte Dorotea.
«Chiami
l'avvocato e me lo passi in ufficio» le dico senza rispondere. Gli
altri dipendenti si squagliano tra sorrisetti complici, mentre
Dorotea niente affatto intimorita sfoglia l'agenda e prende in mano
il portatile.
Potrei
certo piantare una causa, far vedere i sorci verdi a diversa gente.
Ma ne vale la pena? Cosa porterei a casa?
Sbrigo
le cose che ho da fare e mi accorgo che non ho nessun peso da
portare, che la vita è bella e va vissuta, dritte le spalle e sereno
lo sguardo, amico. Anche i miei collaboratori hanno riso alle mie
spalle, è certo, ma con affetto e senza che io perdessi un briciolo
di autorità nei loro confronti.
Oggi
Luisella dovrebbe passare in ufficio e le dovremmo dire che il
contratto non lo possiamo rinnovare ma io so che non passerà, che
non può passare perchè non vuole che si vedano i lividi sul volto
ed è un segreto da custodire.
Dorotea
domanda ammiccando perchè Luisella non si sia ancora vista. Io alzo
le spalle e non rispondo. Sento che una catena di sguardi divertiti
mi circonda, ma fingo di non accorgermene.
Nel
tardo pomeriggio all'improvviso un silenzio imprevisto rotto dal
ritmo duro e cattivo di tacchi alti che attraversano nervosi il lungo
corridoio mi sorprende. Conosco quel passo e interpreto l'emozione
che trasmettono. Mia moglie entra come una furia nel mio ufficio,
urlando e insultandomi che sono una persona indegna, un mostro e che
gliene ho combinate di tutti i colori e che mi sono anche trovato
l'amante ma lei non ha intenzione di farmela passare liscia, che mi
rovinerà.
Nel
suo fiume di parole non c'è spazio per una replica che lei
d'altronde non attende, la guardo imbruttita dall'odio,
freneticamente alla ricerca di parole che possano farmi più male.
Vorrei chiederle che senso ha questa scenata, dopo anni di
separazione pensa forse di avere ancora qualche diritto su di me?
Dopo avermi fatto buttare fuori casa dai carabinieri, dopo anni di
odio e indifferenza? Ma le sue domande non attendono risposte, è un
fiume in piena che si sfoga solo straripando e trascinando via tutto
ciò che la sua ira incontra.
Continua
ad urlare parolacce e insulti e “puttana” e “mostro” e “mi
hai rovinato la vita”. La guardo e la sento urlare ma non la
ascolto, mi rendo conto che tutti i collaboratori e forse anche tutto
il piano se non anche l'intero palazzo assiste alla scena e mi
domando come faccia a non avere un minimo di dignità. È vero che
anch'io ci faccio una figura meschina, ma io perlomeno non metto del
mio.
Mi
punta il dito addosso: «tu domani torni a casa, hai capito? È
finito il divertimento, ti faccio vedere io, ti metto in riga io. Se
domani non sei a casa, ti rovino, ricordatelo, sai che non scherzo,
che io non ho mai scherzato” urla ancora mentre esce di corsa come
era entrata.
L'ufficio
resta silenzioso, tiro un respiro di sollievo. Pian piano tutti si
rimettono in movimento, qualcuno passa davanti alla porta del mio
ufficio e butta dentro uno sguardo interrogativo per vedere come me
la passo. Nel giro di una manciata di secondi ho metabolizzato il
tutto, anni di scenate mi hanno vaccinato e riprendo il lavoro dal
punto al quale l'avevo lasciato.
Anche
se nessuno mi dice nulla, capisco dai rumori e dal tono delle voci
che tutti hanno tirato un respiro di sollievo come me sentendo che mi
ero rimesso al lavoro tranquillo come se nulla fosse successo. È ciò
che si aspettano e sono contenti di vedere che neppure questa volta è
riuscita a spezzarmi. Ho imparato con gli anni infatti che tutti i
miei collaboratori si erano messi dalla mia parte, che consideravano
che nel torto ci fosse mia moglie, che fosse lei a sbagliare e mi
sostenevano.
Perciò
sono contenti e lo sento dal tono delle voci al telefono e dal ritmo
delle tastiere, persino dal fruscio delle stampanti.
Alle
18:30 cominciano ad andarsene, chi un po' prima, chi un po' dopo.
Come al solito Dorotea resta per ultima. Spengo il PC, chiudo le
cartelle e i faldoni che ho sulla scrivania, sgombero il tavolo.
Dorotea mi è appena passata davanti diretta al guardaroba.
Le
vado dietro, praticamente a ruota. Il guardaroba è una stanza
separata dove lasciamo appunto giacche e cappotti e borse, e altra
cianfrusaglia varia. Lei mi aspetta, mi guarda negli occhi e
bisbiglia: «La vipera non ha ancora mollato la presa, vedo.»
Dorotea,
la mia fidata socia, l'infallibile e glaciale macchina da guerra, ha
un nuovo tono nella voce, una dolcezza sconosciuta. Non so come
succeda, ma le metto una mano attorno alla vita, lei piega la testa e
ci baciamo avidamente sulle labbra. Dorotea non è Luisella, in acqua
galleggia per tutto il silicone che le hanno impiantato. Ma è
comunque una bella donna e se tra noi non c'è mai stato nulla non è
perchè non mi piaccia. Al contrario sono sempre stato orgoglioso di
farmi accompagnare da lei, la presento ai clienti come il mio
migliore biglietto da visita, sono fiero do lei e condivido gli
sguardi arrapati.
Come
presi da una frenesia incontrollabile, come se avessimo atteso per
tanti anni solo quel momento, facciamo l'amore nel guardaroba, come
due ragazzini.
«E
adesso?» domando dopo aver ripreso fiato. «Adesso cosa?» «Tra noi
continuerà tutto come prima? Io sono sposato.»
«Sì,
me ne sono accorta» ride lei. «C'ero al tuo matrimonio e ci sono
stata tutti questi anni, ho assistito a tutte le sue scenate. Lo so
che sei sposato.»
Si
riveste. Infila il tanga nero, l'inutile reggiseno sui seni alzati
dal silicone, la camicetta, la gonna.
«Si,
continuerà tutto come prima, io continuerò ad amarti come ti ho
amato da prima che tu ti sposassi, come ti ho amato lavorandoti
fianco a fianco, vedendoti soffrire per nulla, preso in una trappola
che tu stesso ti sei costruito. Continueremo a lavorare insieme a a
fare cose belle come nessuno sa fare meglio di noi.»
Vedo
una donna che non ho mai visto, la rivedo al mio matrimonio e mi
accorgo che non l'avevo vista per nulla, la vedo nei nostri viaggi,
nelle nostre riunioni, la vedo tirare la carretta con decisione, a
volte quasi con violenza.
All'improvviso
rimpiango tutti gli anni sprecati, anni di cecità, di incoscienza,
anni di amore buttati via nella stupidità. La bacio ancora con
tenerezza, con tutta la tenerezza che avrei dovuto avere per lei e
non ho mai avuto. Si stacca leggera e prende dalla borsetta una
boccetta di profumo.
È
il profumo della mia vita, mi ha accompagnato otto, dieci o anche
dodici ore al giorno, per cinque, sei o anche sette giorni alla
settimana. Anche quando vivevo con mia moglie.
Gira
sui tacchi. Prima di aprire la porta e sparire mi sorride: «Sei il
mio capo, il mio amore, il mio compagno. Il mio tutto. Ma non lo sai
e devi continuare a ignorarlo». Un lampo di gioia le splende negli
occhi, poi sparisce lasciando un eco di passi lievi.
Attendo
qualche istante poi la seguo: lei non c'è più ma è ovunque, su
ogni muro, su ogni sedia, su ogni scrivania la vedo appoggiata o
seduta, sento la sua voce, ogni superfice mi restituisce una sua
carezza.
Quando
arrivo a casa sento Luisella che lavora al computer. La sua militanza
in rete non ammette intrerruzioni, le ragioni della sorellanza devono
andare avanti ad ogni costo.
COS'E? UN TESTO PER UN LIBRO IN USCITA, UNA STORIA AUTOBIOGRAFICA O UN ILLUSIONE....??????
RispondiEliminadivagazioni in libera uscita! ;)
RispondiEliminaBravo! ma dovrebbe scriverci un libro, guardi secondo me potrebbe diventare un best seller....provi! la saluto dottore
RispondiEliminala bastarda inside....