Il buco 3/1
Il
buco 3/1
«Il
mondo è pieno di violenza e noi abbiamo la possibilità di cambiare,
di dire basta!» La voce di Luisella viene dal buio, come una canzone
antica, puro suono senza volto: «La violenza mantiene le relazioni
di potere, è la violenza del potere e si esprime anche con il
controllo dei corpi, perchè anche il corpo è merce che deve
obbedire alle regole del mercato. Io in quanto donna devo stare
dentro ai ruoli che mi vengono imposti, non posso dire NO, non posso
scegliere.
Non sono una persona, un individuo con una volontà che può realizzarsi. Sono solo in quanto ho un ruolo di cura, in funzione dell'uomo, in una relazione strutturata dalla cultura patriarcale. Ecco perciò che se mi rifiuto, se mi nego, scateno la violenza: fino al femminicidio, allo sterminio delle donne che rifiutano la sottomissione, che alzano la testa. Ecco che gli uomini, spaventati reagiscono e scatenano la repressione perchè sentono minacciato il loro potere, la loro identità, il loro ruolo di dominio. La stessa violenza si scatena contro gli uomini che mettono in discussione questa cultura, contro i gay o i trans e ancora di più contro le lesbiche perchè le lesbiche sono quelle che negano in modo radicale la presa del potere, perchè non sono in alcun modo utilizzabili.»
Non sono una persona, un individuo con una volontà che può realizzarsi. Sono solo in quanto ho un ruolo di cura, in funzione dell'uomo, in una relazione strutturata dalla cultura patriarcale. Ecco perciò che se mi rifiuto, se mi nego, scateno la violenza: fino al femminicidio, allo sterminio delle donne che rifiutano la sottomissione, che alzano la testa. Ecco che gli uomini, spaventati reagiscono e scatenano la repressione perchè sentono minacciato il loro potere, la loro identità, il loro ruolo di dominio. La stessa violenza si scatena contro gli uomini che mettono in discussione questa cultura, contro i gay o i trans e ancora di più contro le lesbiche perchè le lesbiche sono quelle che negano in modo radicale la presa del potere, perchè non sono in alcun modo utilizzabili.»
L'ascolto
ma quasi nel dormiveglia, mi accorgo che a tratti mi addormento. Sono
argomenti che per lei sono centrali e che a me annoiano. Glielo dico:
«Sono discorsi lontani, non li sento, non mi toccano.»
«Ma
anche tu ci sei dentro, anche tu devi comprendere il ruolo che hai
nel mantenere queste relazioni di potere, come anche tu contribuisco
al femminicidio. Anche il sesso è uno strumento del potere. Il
moralismo che pretende di controllare i corpi delle donne e di dire
alle donne cosa ne possono fare, che nega alle donne la possibilità
di decidere di vendere il proprio corpo, ad esempio. La rpostituzione
viene vista sempre come una schiavitù, come se la donna non fosse in
grado di decidere con la propria testa, perchè se una donna decide
di fare la prostituta può essere solo stata obbligata, non può
averlo scelto. E poi la negazione della sessualità femminile, la
negazione che la donna possa fare sesso solo per il piacere di fare
sesso, per il sesso in sé. La donna viene vista come uno strumento
per il piacere dell'uomo, non è un individuo con la sua vita, le
proprie pulsioni erotiche.»
Non
ce la faccio più, tra il buio, il sonno e la sua voce in sottofondo
mi sto proprio addormentando. «Luisella, dammi retta, finchè
critichiamo possiamo anche essere d'accordo, il problema è quando si
comincia a costruire. Vedi, ad esempio i gay: a me non me ne frega
niente che si sposino, che lo facciano pure, sono affari loro. Mi dà
solo fastidio quando prendono a prestito i concetti che apprtengono
ad una determinata realtà, non una realtà qualunque,
indifferenziata, ma proprio a quella là, che è un rapporto tra un
maschio e una femmina, e vogliono accaparraselo. Ma dai! Poi si parla
di omofobia, ma per forza. Ma che la smettano di pestarmi i piedi e
vedrai che nessuno li andrà a pestare a loro.»
«Ecco,
vedi che vai a difendere una realtà morta? Che ti schieri in
battaglia pronto ad uccidere il nemico che hai davanti e non ti
accorgi che il castello alle tue spalle è già da un'era, da una
eternità vuoto e diroccato. La famiglia di cui parli, che vorresti
difendere, cos'è? Dov'è? Perchè invece di difendere un rudere non
cominciate a ripensare tutto? La vita non è un edificio statico, è
evoluzione, crescita, esperienze. Conosci una donna, ti innamori, ci
vivi insieme, poi scopri che non è quello che volevi, o cambi tu,
maturi. Con un po' di buon senso si può decidere di prendere strade
diverse, se non si è schiavi di meccanismi patologici, di spirito di
possesso.»
«Credi
che non ci abbia mai pensato? Credi che non mi accorga che viviamo
tra rovine e ruderi? Che la nostra civiltà è un cimitero?»
«Perchè
allora combattete contro chi cerca strade nuove? Perchè negate il
diritto di provare nuove forme di convivenza?»
«Lascia
perdere quelli che hanno bisogno di bandiere, di gridare viva e
abbasso. Ce ne sono da entrambe le parti della barricata. A dir la
verità ho l'impressione che la maggior parte dei profeti o delle
profetesse, degli invasati dalla verità siano dalla vostra parte. È
più facile trovare femminitste convinte di portare il verbo che
cattolici. Ma lasciamo appunto da parte i tifosi. Per quel che mi
riguarda, non voglio impedire nulla a nessuno. A me basta che non mi
pestino i piedi, poi facciano quel che vogliono.»
«Non
mi hai risposto» incalza lei: «Se la famiglia patriarcale è morta,
perchè non lasciate che gli altri facciano altri tentativi? Perchè
volete imporre il vostro punto di vista, decidere se le persone
devono stare insieme o separarsi, scopare o non scopare, amarsi o
odiarsi per un giorno, un anno o per sempre? Solo la libertà di
scelta totale e assoluta, solo la piena autodeterminazione può
realizzare l'individuo in quanto individuo, persona umana unica e
irripetibile.»
«Chiacchiere»
ribatto: «Solo chiacchiere. Perchè alla fine il problema non è se
sei libera di fare quello che vuoi, ma se sai quello che vuoi. Che
cosa vuoi, che cosa è la verità, la bellezza, la giustizia. Questo
viene prima. Sapere cosa conta, saperlo fare ed essere liberi di
farlo.»
«Tu
lo sai che cosa vuoi? Chi ti ha impedito di farlo? Non mi sembra che
la tua storia possa essere di esempio. Senti, dimmi una cosa, ma se
tu avessi potuto decidere al posto di tua moglie, come avresti voluto
che si comportasse con te? Che cosa è mancato al vostro rapporto?
Spiegami come voi cattolici vorreste che fosse la coppia ideale.»
«Insomma:
basta» la interrompo spazientito: «Io non sono cattolico!»
Segue
un silenzio imbarazzato. «Cioè, insomma mi spiego. Vorrei, tento,
ma non lo so, non so cosa sia giusto davvero, quale è davvero la
strada giusta, la strada del Vangelo, non ne ho idea. Sono sempre più
confuso. Io potrei dirti come la vedo io, ma so bene che la maggior
parte dei cattolici è su altre posizioni. La retorica dell'amore, il
buonismo, vogliamoci tutti bene e sorridiamoci l'un l'altro come
ebeti non serve a nulla, non porta da nessuna parte. Perchè alla
fine si arriva sempre ad un dunque e a quel dunque nessuno risponde
con si e no, tutti girano attorno. Mi rendo conto che non possiamo
prendere come ideale la società del passato. Però non possiamo
neppure negare ogni riferimento, ogni ideale, perchè se non ci sono
regole l'unica regola che rimane è la regola del più forte. A
volte, vedi, ho l'impressione che l'unica regola sia la croce, cioè
la rinunzia a qualunque punto di vista, la sconfitta totale. Quando
mi viene questo sospetto vorrei però una sola cosa: che durasse
poco. Perchè in fondo l'agonia di Gesù è durata meno di
ventiquattro ore, iniziata il giovedì sera al venerdì pomeriggio
alle tre era già conclusa. Invece questo calvario sembra non finire
mai. È questo che mi confonde.»
«Intendi
dire che vorresti farla finita?» chiede lei e riconosco un tremolio
preoccupato nella sua voce.
Non
l'ho mai detto a nessuno, Luisella è la prima che mi legge nel cuore
fino a questo incoffessabile segreto: «Sì, è vero. Ci penso
spesso. A volte è addirittura un pensiero fisso. Farla finita,
andarmene, non perchè la vita sia difficile, ma perchè è incerta,
per guardare Dio negli occhi e chiedergli che cosa vuole da me, da
noi, che senso ha tutto questo.»
«Non
dirlo mai, neanche per scherzo. Ricordati che ci sono io, vieni a
parlare con me, sfogati con me. Non pensarci nemmeno, fallo per me.»
«Che
donna che sei! Rifiuti i ruoli di cura e poi hai questi atteggiamenti
materni così dolci e teneri! Ti invidio, sai? Davvero! Sembra che tu
abbia uno scopo, un obiettivo, che tu sappia dove andare. A dir la
verità non sono del tutto sicuro che tu non ti auto-illuda di sapere
dove vuoi andare, ma tutto sommato ti ammirerei lo stesso.»
Mi
accarezzauna la mano. Taciamo.
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