Piera Franchini e la dignità irrinunciabile

Ci sono temi eticamente sensibili si dice, dicendo qualcosa a cui è difficile dare un significato preciso, come se fosse possibile pensare a temi eticamente insensibili. Al di là di ogni ipocrisia il nodo del contendere è lo scontro tra il mondo cattolico e il mondo non cattolico.
Ora mi si permetta di distinguere cinicamente due aspetti dell'espressione cattolico.
Il cattolico è cattolico in quanto appartiene ad una tribù con i propri interessi in conflitto con le altre tribù. Questa tribù avrà le proprie parole d'ordine, le proprie battaglie, i propri obiettivi. Nell'ottica della tribù cattolica devo dire che le argomentazioni di coloro i quali chiedono la legalizzazione del suicidio assistito (qualsiasi nome vogliano attribuirgli), mi toccano molto poco. Siamo onesti: finanziare l'eutanasia è un affare per lo stato e tutto sommato la nostra tribù ha tutto l'interesse affinchè gli altri si suicidino al più presto sottraendo il minimo di risorse alla collettività: quelle poche che restano le reclamiamo per i malati della nostra tribù.

Il cattolico tuttavia è o può essere cattolico non solo nel senso che appartiene ad una tribù, ma in virtù di un Vangelo, un lieto annuncio, una esperienza storica, un incontro che ha suscitato una certezza e una speranza. Per il cattolico in questo senso il video diffuso dai Radicali di Piera Franchini dice qualcosa, ma non per il nostro personale interesse, non per fare una guerra per i nostri stendardi o i nostri obiettivi.
Stupisce leggere perciò espressioni come quelle di Sandro Simionato, vicesindaco di Venezia sul Corriere del Veneto del 5 Maggio 2013, pag-5: "uno stato che deve e vuole essere laico". In che senso ascoltando le parole di Piera uno stato può essere laico?
Piera afferma di essere morta il 13 Aprile, quando ha saputo di avere un male incurabile.
Davvero una affermazione strana: il primo male incurabile, quello che porterà ogni essere vivente con ogni certezza alla morte, è la vita.
Andando avanti nell'ascolto pare di capire che in realtà ciò che ha portato alla disperazione Piera è stata la nozione che sarebbe morta soffrendo: le terapie che farò, diceva, non mi portano ad una vita diversa, non mi portano a niente, mi portano sempre e comunque alla fine della vita ... non voglio più soffrire, diventa una sofferenza fine a se stessa, che non giova a nessuno.
Di fronte a queste domande cosa vuol dire "laico"? perchè delle due l'una: o queste domande sono insignificanti, ma allora perchè Piera si è suicidata? Che senso ha la battaglia dei radicali per consentire ai malati terminali nelle condizioni di Piera di scegliere come morire se la sofferenza è un falso problema?
Oppure queste sono domande importanti che pretendono di essere prese in considerazione. E allora lo stato può restare neutrale rispetto alle risposte, ma non può restare neutrale rispetto al diritto di ogni essere umano di porsi seriamente quelle domande. E allora scopriamo che i diritti umani fondamentali di un essere umano sono stati violati quando costui giunge a porsi quelle domande in modo così improvvisato, senza sostegno, senza preparazione. Cittadini analfabeti, cittadini senza l'istruzione elementare che consente loro una vita dignitosa, possono rimproverare lo stato di non aver provveduto ad un sistema scolastico. Allo stesso modo le domande fondamentali hanno bisogno di un lavoro, una educazione, una elaborazione a cui ogni cittadino ha diritto.
Per non arrivare a porsi le domande di Piera come se le avesse scoperte in quel momento.
Il significato del dolore è una delle domande, o forse la domanda più pesante della storia umana. Non c'è bisogno di una grande erudizione, perchè è impossibile trovare una cultura o una fede che non abbia le proprie risposte. Le parole di Piera non ci dicono domande nuove: ci dicono di una persona che si è trovata sola e senza risorse di fronte ad esse.
Non sono neppure quattro anni che è stato beatificato don Carlo Gnocchi: uno dei suoi libri si intitola "Il Dolore Innocente" e parla del dolore dei mutilatini, i bambini mutilati dagli ordigni di guerra nell'ultimo conflitto mondiale. Quale sofferenza più inutile e insensata della loro?
L'Italia è una delle nazioni con il più basso tasso di suicidi: circa 7 per centomila abitanti all'anno contro i 16 della Francia e i 10 della Germania. Uno stato non può essere laico al punto da essere indifferente a questi dati e da non ritenere che tra i propri compiti non ci sia anche la promozione di una riflessione sul significato del dolore, soprattutto del dolore innocente e senza speranza. A meno che non si confonda laicità con barbarie.
Se allora tra i compiti laici di uno stato laico c'è anche l'alfabetizzazione sul senso del vivere e del morire, laicamente si intende, oltre al libro di Gnocchi credo sarebbe da consigliare anche la lettura di Farcela con la Morte di Fabrice Hadjadj: se la sofferenza è un castigo, "l'assenza di castigo è il peggiore dei mali, ci lascia senza correzione, a marcire nel male".

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