Bibl. LdV

Bibliogafia di Lanza del Vasto
(work in progress)

Il riferimento migliore on line è sul sito degli Amici dell'Arca francesi: http://www.lanzadelvasto.fr/vie-et-oeuvres/bibliographie/



Principi e Precetti del Ritorno all'Evidenza
Gribaudi, Torino 1972
Esaurito
Scritto nel 1935 sulle strade tra Roma e Bari; ripreso ed ultimato tra giungla e ghiaccio sull'Himalaya in questa notte di Natale 1937

Librettino di pensieri intempestivi, perle di saggezza alla ricerca della saggezza.
Attualmente non è in distribuzione, a mia conoscenza. Cliccando sull'immagine è possibile scaricare una mia trascrizione in pdf (scusassero gli errori e siano certi che qualora qualcuno rimettesse in circolazione o lamentasse diritti d'autore, toglierei immantinente il link!)


Il Canzoniere del Peregrin d'Amore
Jaca Book, Milano 1978

Era già l'ora che volge il desio
A' naviganti e 'ntenerisce il core
Lo dì ch'han detto a' dolci amici addio

E che a lo novo preregrin d'amore
Punge se ode squilla di lontano
Che paia il giorno pianger che si more.

Purgatorio VIII, 1-6

Giuda
Laterza Bari 1938
Jaca Book Milano 1975

Alzati Giuda e sorridi. Io non amo i tristi, io non voglio d'uno che mi segua a viso chiuso. Voglio il passo del guerriero, il fare dell'omo libero, l'occhio senza lagrima, la fronte senza rughe: che tutto è perfetta letizia.
pag.133






La Montée des Ames Vivantes
Denoel Paris 1968

Commentario dei primi capitoli della genesi.









 Introduzione alla Vita Interiore
Denoel paris 1962
Jaca Book Milano 1989

Non si impara a danzare da un libro.
E neppure a meditare.






Lezioni di Vita
LEF Firenze 1980

Avete notato che abbiamo una testa.
Mi direte che, sì, l'avete notato e vi rincresce di essere venuti da così lontano per sentire cose che tutti sanno.





Manfredi Lanza
Nuovi Contributi Critici in ordine alla personalità e all'opera di Lanza del Vasto e preludio del Noè
Il Fiorino Modena 2012

A mio sentire il nipote di Lanze del Vasto non ne coglie con acume l'originalità nè la profondità. Tuttavia ci sono prospettive nelle quali le sue riflessioni vanno valorizzate:
  • nel capitolo "Non sarebbe assolutamente inaccettabile prevedere una qualsiasi formula" Manfredi sviluppa una critica a mio parere estremamente pertinente dell'approccio accademico al pensiero di Lanza del Vasto, pensiero che era rivolto all'uomo comune, non al filosofo nè all'accademico. Il che non identifica un pensiero approssimativo e/o "opinabile". Il pensiero accademico si è dato criteri di verità propri, criteri tuttavia che non necessariamente hanno alcun significato nell'unica ottica che ha un qualche significato per l'uomo reale. Nell'ottica dell'uomo reale, dell'unum necessarium, l'accademia dubita di giungere ad alcuna conclusione definitiva, ma in realtà è l'unica nella quale è davvero necessario giungere a conclusioni certe. Lanza del Vasto con la sua filosofia vuole offrire certezze in questa prospettiva, ed è quindi in questa prospettiva che vuole confrontarsi.
  • Manfredi ha evidentemente una conoscenza dello zio assolutamente privilegiata e ci fornisce una serie di notizie di prima mano che completano utilmente la conoscenza del Maestro.
  • Manfredi ha anche una conoscenza di prima mano delle opinioni che giravano attorno alla figura e all'opera dello zio, e anche queste opinioni sono estremamente utili per farsi un'idea completa dell'opera e della personalità di Lanza del Vasto. Ad esempio è sorprendente lo scandalo che suscitava il suo successo con le donne, sorprendente in quanto rivelatore di un pregiudizio puritano e sessuofobico. Il che potrebbe in qualche modo spiegare la difficoltà di comprensione del pensiero di Lanza del Vasto, strutturalmente e integralmente cattolico.
  • nella biografia di Lanza del Vasto torna con estrema frequenza il riferimento alla propria ascendenza nobiliare ai Lanza di Trabia. Ora, tale ascendenza consiste nel fatto che il padre di Giuseppe, Luigi, era figlio della contessa Louise Alexandre, coniugata con il conte Antonio Dentice di Massarenghi dal quale aveva già tre figli legittimi. Luigi nasce dalla relazione adulterina di Louise con il principe Giuseppe Lanza Branciforte di Trabia e viene cresciuto di nascosto e lontano dagli altri fratelli. Il padre naturale riconobbe tardivamente il figlio ma non dal punto di vista dinastico, pertanto il cognome rimase nudo: Luigi Lanza. Il padre sposò Anne-Marie Nauts-Oedenkoven dalla quale ebbe tre figli: Giuseppe (1901), Lorenzo (1903, padre di Manfredi, l'autore del libro in discussione) e Angelo (1904), ma molto presto abbandonò la famiglia per condurre una relazione more uxorio con una ballerina. L'attaccamento di Lanza del Vasto alla propria genealogia in questa prospettiva è, a mio parere, rivelatore della mancanza di una figura paterna stabile, sulla quale Manfredi getta, credo incosapevolmente, una luce rivelatrice da quel particolare punto di osservazione che è la famiglia stessa.

 Anne Fougère - Claude-Henri Rocquet
Lanza del Vasto
Ed.Paoline Milano 2006

Verbosa retorica senza ordine nè sostanza, carta inutilmente sottratta al macero. Libro zeppo di errori, alcuni evidenti, altri dubbi per la formulazione incerta.
Si insiste a chiamarlo Lanza di Trabia, quando è certo che il padre Luigi Lanza mai poté ornare il cognome del titolo nobiliare e dei tre fratelli Giuseppe fu quello che ripudiò con più decisione la nostalgia del riconoscimento.
A pg 26 si afferma che un antenato guadagnò il soprannome Lancia durante le crociate! Nei Nuovi Contributi Critici a pagina 224 Manfredi Lanza ci informa che tale soprannome l'antenato Manfredi scudiero di Barbarossa lo guadagnò addormentandosi a cavallo e finendo impigliato in un cespuglio con la lancia durante una scorribanda con l'imperatore.
Nell'insieme emerge una incomprensione tragica della cultura e della filosofia di Lanza del Vasto. Forse da salvare il capitoletto su Danilo Dolci e una parte del penultimo oltre all'ultimo, dove si narrano gli ultimi giorni di Lanza, soprattutto per il clima di ostilità e incomprensione con cui la comunità dell'Arca allietò gli ultimi anni del fondatore.


Manfredi Lanza
Scritti Vari su Lanza del Vasto
Il Fiorino Modena 2013

Raccolta di scritti del nipote di Lanza del Vasto, gustosa e simpatica, sorgente di notizie sulla vita privata di Lanza del Vasto e sul modo nel quale è stato accolto dalla famiglia, in base al quale si riesce a comprendere l'espressione "muro di gomma" con il quale ad essa si riferisce al ritorno dall'India. Manfredi fa comprendere bene cosa sia quella banalizzazione di cui soffrono molti grandi nei rapporti intimi e che il Vangelo stigmatizza: Nessuno è profeta nella sua patria.
Mi sembra indice di incomprensione la pretesa da parte di Manfredi di attribuire a Shantidas ben tre conversioni, negando quindi l'affermazione più volte ripetuta dallo stesso di essersi convertito alla lettura di quella frase "apocrifa" di San Tommaso. A supportare l'ipotesi di ben tre conversioni sta, per me, l'incomprensione dello specifico del cattolicesimo, come se "convertito" e "santo" fossero sinonimi, e come se santo fosse il perfetto da un punto di vista morale. Per i cattolici la santità non è fondata sulla perfezione del convertito, ma sulla perfezione di Dio e della sia chiamata. Altresì non vi sono ragioni per contrapporre peccato e conversione: nella Chiesa Cattolica il sacramento della confessione è un dono guadagnato dal sacrificio del Cristo e indipendente dai meriti dell'uomo.
Questa incomprensione giustifica anche lo scandalo dato dall'ultimo innamoramento di Lanza del Vasto per Eglantine, la giovane seguace francese, dopo la morte di Chanterelle. Un vedovo, laico, non ha nulla da rimproverarsi ad iniziare una nuova storia sentimentale e il sollievo dimostrato da molti seguaci e dallo stesso Manfredi quando Shantidas interruppe la relazione indicano la distanza della sensibilità di questi dalla cultura cattolica. Il racconto gustoso di Shantidas del suo annuncio delle imminenti nozze con Chanterelle è sulla stessa lunghezza d'onda: gli amici reagirono freddamente come ad un parroco che gettasse la tonaca alle ortiche e atteggiasse la boccuccia a cuore (in L'Arca aveva una Vigna per Vela).
I seguaci francesi sono perseguitati da una remora sessuofobica che ha impedito e impedisce di comprendere il messaggio lanziano e spiega il fallimento dell'Arca dopo il 1981: da un lato un C-H Rocquet che lo definisce "Diogene casto", dall'altra un G Maes che lo vede in inesausta lotta tra le proprie pulsioni erotiche e la vocazione di fondatore.
Spunti interessanti: Lou Albert-Lasard, che fu amante di Rilke, sembra tra le prime ad aver colto l'interiorità di Shantidas. I tentativi di Luigi Lanza di farsi riconoscere dalla famiglia di lui. Il rapporto di Luigi con la moglie A-M Nauts-Oedenkoven, la quale pur abbandonata trasmise ai figli l'attaccamento morboso alle tradizioni del nonno naturale. Angelo lanza lasciò la moglie ed emigrò negli USA: in seguito al cedimento di lei a Hermann Hornak? Che fine fece questa prima moglie di Angelo? e sua figlia? Interessante anche l'elenco dei libri reperiti nella biblioteca della famiglia Lanza e gli errori economici della madre Anne-Marie Nauts-Oedenkoven che la porteranno a dover lavorare come infermiera e che forse incideranno nell'ansia dei figli di dover in qualche modo sopperire ai bisogni della famiglia.


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