Il sogno
Il
sogno
Mi
siedo nell'ultimo banco e senza accorgermene mi addormento. E
dormendo sogno.
Una
terra desolata e triste, di rifiuti e alberi bruciati. Qualcosa si
muove, polvere su polvere si raccoglie, le ossa crescono, si
allungano, si articolano, sulle ossa i tendini, la carne, i muscoli,
la pelle.
Stanchi
e a fatica vecchi deformi si alzano dalla polvere, malati, feriti,
storpiati, consumati dall'ultima fatica del morire. Alzandosi la
pelle si distende, i muscoli ritrovano vigore. Quando sono in piedi
sono splendidi giovani atleti, vestiti di bianco fino ai piedi nudi.
Alcuni
qua, altri là, a decine sparsi, centinaia, migliaia, milioni. Un
raggio rasoterra del sole che sorge cattura la loro attenzione
indicando la via sulla quale si incamminano, affrettano il passo,
corrono in fiumi immensi. Gli uomini cantano marce militari cadenzate
e potenti, alle quali le donne rispondono con note leggere, quasi
lieder di altre epoche. Gli uomini corrono pesanti con passo ritmico,
i muscoli scattano decisi e sicuri, potenti. Le donne seguono
elastiche, il seno pieno spinge in alto le vesti che nella corsa si
sollevano mostrando le gambe perfette, lisce, senza traccia di
peluria o età.
Quel
fiume di gioventù corre nella pianura, verso il monte all'orizzonte,
inizia a salirlo, cambia il paesaggio. Prima le viti, poi i castagni,
infine gli abeti. L'aria si fa fredda e dura. Poi la neve sola, gli
alberi e le rocce sono in basso, attorno e avanti solo neve e
ghiaccio. Salgono ancora, veloci, senza fatica, superano le ultime
nevi e si lanciano verso le stelle, un fiume bianco nel cielo nero.
Li
seguo piccolo e grigio, pieno di vergogna e rimorsi ma anche speranza
che mi vedano e mi prendano con loro. Ecco il più bello dei figli
d'uomo venirmi incontro con occhi pieni di gioia: «chi sono costoro
che corrono tra le stelle?» mi domanda.
«Io
non lo so, dimmelo tu Signore. Sono forse i tuoi eroi, coloro che
hanno dato la vita per i poveri e per la tua Chiesa, coloro che hanno
lottato per la giustizia e la verità contro ogni menzogna e
compromesso?»
«Sono
coloro che hanno mangiato la mia carne e bevuto il mio sangue», mi
risponde. «Sono coloro che vivono della mia morte, sono felici della
mia tristezza, gioiscono del mio dolore»
Mi
prese allora una rabbia dentro e una indignazione grande.
Riprese:
«Sono coloro a cui la vita ha negato tutto. Sono gli ultimi della
terra. Io sarò la loro luce, la loro gioia. Io asciugherò ogni
lacrima dai loro occhi.»
Mi
svegliai di soprassalto indeciso tra la paura e la gioia. Uscii
barcollando dalla chiesa, grato alla fresca brezza serotina.
Tornai
al mio appartamento. Mi lasciai andare su una sedia incerto della
passione impressa dal sogno presto svanito, con gli occhi pieni di
luce. Il campanello spande una polvere di stelle sul mio sogno, quasi
un messaggio da un altro pianeta.
Luisella
era alla porta, un occhio viola, la faccia sanguinante, gli abiti
scomposti, lacrime alcune fresce altre asciutte le rigavano le
guance.
«Cosa
è successo?»«Posso entrare?»«Certo.» Entra, si siede.
Restiamo
in silenzio.
«È
stato il tuo compagno?»
Ci
sono errori che ripetiamo ossessivamente, come mosche che sbattono
contro il vetro. Ci sono donne che scivolano da una relazione
violenta ad un'altra. Vedo Luisella sotto una nuova luce: la violenza
del suo primo matrimonio si ripete con il nuovo compagno e lei non è
capace di uscirne. Il femminismo non la aiuta, qualche meccanismo in
lei la riconduce alla stessa strada.
La
porto in bagno, le preparo gli asciugamani, sapone, sciampo. Mentre
l'acqua scorre ritrovo un regalo ancora incartato: una camicia da
notte che avevo comprato per mia moglie. Scartandolo risveglio
antiche ferite, di quando lottavo ancora per un amore perduto.
Socchiudo
la porta del bagno e la poso all'interno. «Entra, per favore» dice
lei. È ferma sotto l'acqua che le lava via la schiuma. «Non dirai a
nessuno di questo, vero?»
Non
rispondo, allungo una mano e le strofino la schiena. Lei chiude
l'acqua, le allungo l'asciugamano, la strofino, la stringo, in
silenzio. Ci sono dolori che sono universali, l'amore perduto,
smarrito, l'amore che ti tradisce, ti rinnega. Penso alla tristezza
che doveva esserci nello sguardo che Gesù ha rivolto a Pietro al
canto del gallo.
«Vado
a prendere una pizza?» suggerisco.
«Non
importa, non ho fame» «Vado lo stesso»«Allora margherita,
grazie.»
Le
pizze fumano ancora, apro due birre.
«Ti
fidavi di lui? Era già successo?» le chiedo.
«Non
basta la buona volontà per spegnere la gelosia» dice lei.
Andiamo
a letto. Si toglie la camicia da notte e si infila sotto le lenzuola.
La stringo forte, come due notti prima.
La
bacio con la bocca e con il cuore, lei mi si scioglie addosso.
Le
parole del frate dagli occhi azzurri mi tornano in mente: “Cristiani,
cristiani”.
Mi
fermo a quel punto, la bacio, non faccio altro che baciarla. Come una
corda dentro si tende fino allo spasimo, lei sente il mio membro
eretto ma capisce che qualcosa mi frena e quel che intuisce la
infiamma ancora di più, mi bacia come se volesse regalarmi l'anima o
prendersi la mia.
Stanchi
di baci e carezze ci addormentiamo, leggeri come bambini.
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