Lo Spazio

Lo spazio non può essere semplicemente una intuizione a priori, un prodotto dello spirito (Kant), al contrario è una esperienza oggettiva e irreale allo stesso tempo.

L'intuizione dello spazio poggia sulla sensibilità (tatto e visione), sulla memoria e sulla volontà. Tuttavia l'intuizione vera e propria dello spazio nasce in senso proprio dalla volontà, cioè dall'intenzione dell'azione la quale nella misura che vuole un qualunque obiettivo, lo vuole nello spazio. Fuori dallo spazio nessuno fine può essere raggiunto, anche quando si tratti di un fine interiore, perchè il fine interiore non è fuori dallo spazio, ma appunto nello spazio interiore.

L'intuizione dello spazio è in sè assoluta e perfetta, perché è l'assoluto opposto dello spirito che lo intuisce: molteplice ed esteriore. Tutto ciò che (l'oggetto) in quanto è nello spazio (cioè fuori di sé)  presuppone il molteplice, perlomeno in quanto possibilità astratta, e lo presuppone fuori di sé proprio in tanto in quanto l'oggetto in sé è fuori di sé.

Lo spazio non è un oggetto né un soggetto. È una relazione. Una relazione esterna ad ogni oggetto.
Lo spazio non ha un luogo, non si può chiedere, come di un qualunque oggetto, "dove è" (vedi il paradosso di Zenone). Lo spazio è ciò che sta fuori: fuori di sé, fuori dagli oggetti, è l'esteriorità in sé. Non è esteriore solo in relazione a qualunque oggetto e a qualunque soggetto: è esteriore anche in relazione a sé, è la relazione esteriore in sé, l'esteriorità perfetta.
Lo spazio è ciò che sta tra il punto (oggetto senza dimensioni, zero assoluto) e la somma infinita di punti in ogni direzione (somma infinita di zeri, quindi zero infinito). È quindi la molteplicità.
Ma questa molteplicità non è a sua volta esteriore allo spazio, bensì ne costituisce la qualità intrinseca: la quantità.

Daniel Vigne, La Relation Infinie, pg.370-397

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