Pro-Life e No-Choice, Pro-Choice e No-Life

C'è qualcuno che dice di occuparsi di linguaggio e di fare cose come "decostruire" i messaggi. Posto che io non so cosa sia lo strutturalismo nè la semantica, che per guadagnarmi da vivere uso le mani e che il mio cervello sa di muffa, ebbene, tutto ciò premesso, mi preoccupo non di seguire i ragionamenti di costoro, ma soltanto il mio ramingare.



Quando si votò il referendum sulla legge 194 che legalizzava in Italia l'aborto, gli italiani in gran maggioranza votarono no all'abolizione, creando perciò due schieramenti contrapposti: gli abortisti in maggioranza e gli anti-abortisti in minoranza al 32 per cento. Due definizioni negative, in quanto essere a favore dell'aborto in sè non appare una virtù e in quanto essere anti è comunque essere contro e non sempre il no al no è percepito come un sì.

Gli anni passarono e guardando oltre oceano ci accorgemmo che là gli esperti di marketing suggerirono a ciascuno schieramento di trovare una autodefinizione positiva. È vero che in Italia Casini volle chiamare il movimento antiabortista, Movimento Per la Vita, ma onestamente sapeva e sa molto di buonista.
Pro-Life è la stessa cosa, ma nella pronuncia anglosassone sibila una determinazione maggiore. Dirimpetto le abortiste USA decisero di auto-appellarsi non abortiste ma Pro-Choice, per mettere in evidenza il loro punto positivo: loro sono a favore della auto-determinazione delle donne.



Bene, quindi il disquisire sarebbe se la libertà di scelta della donna debba o meno prevalere sul diritto alla vita dell'embrione o, detto altrimenti, se l'embrione abbia un diritto alla vita che possa in qualche modo limitare la libertà della donna. Ecco perciò i due fronti contrapposti: Pro-Choice di qua, Pro-Life di là, due diverse espressioni, due diverse sfaccettature della cultura contemporanea. La libertà propria e i diritti altrui.



Potrebbe essere una base sulla quale discutere. Si potrebbe discutere su cosa è un diritto, su chi sia il soggetto titolare di diritti, su quali limiti debbano avere i diritti, su quale gerarchia abbiano i diritti. Si potrebbe appunto discutere, pacatamente che non ci sono ragioni per ammazzarsi in nome della vita. Forse per la libertà sì, perché è così cara. Ma prima di ammazzare qualcuno in nome della libertà è meglio domandarsi se davvero la libertà che difendi è minacciata o sei tu che preferisci giocare di anticipo.



In ogni caso a partire da queste due auto-definizioni, accettate e condivise, si potrebbe anche, forse, discutere. Perché ormai è un tema sempre meno caldo, che riguarda sempre meno donne. Per un fatto molto semplice: gli aborti in Italia (da parte di italiane, beninteso. Ma quelle di cui discutiamo qui sono giustappunto italiane) sono in costante diminuzione, non perché la prevenzione funziona, ma per una banale questione anagrafica. L'invecchiamento del nostro paese spinge le donne in quella pausa nella quale non vi è più nulla cui rimediare con un aborto legale o illegale che sia. Perciò potremmo sempre più discuterne come caso accademico, davanti ad un cappuccino.



Capita invece che vi sia chi vuole lo scontro e la caccia alle streghe. Costoro sono, guarda caso, coloro che vorrebbero farsi passare per streghe e violentano il linguaggio e le auto-definizioni respingendo gli avversari in quella Geenna nella quale non si discute ma si condanna e si lapida. Eccole perciò ad appellare i Pro-Life con l'appellativo negativo di No-Choice. Eccoci rigettati al muro contro muro, dove non si discute ma si combatte.



Perciò le Pro-Choice diventano No-Life e tra No-Life e No-Choice c'è un abisso che nessuna parola colmerà.



Vale la pena accettare la sfida? No. Noi sappiamo bene, l'abbiamo capito, non siamo stupidi, che il valore che lo schieramento Pro-Choice vuole difendere è la libera scelta della donna. Noi siamo pronti a discutere su cosa sia la libertà e quali limiti abbia.
Ci rendiamo altresì conto che coloro che ci etichettano come No-Choice perdono l'occasione per pensare, per discutere, per confrontarsi. Scelgono di rendere ancora più freddo e triste il crepuscolo dell'Occidente. Ne hanno facoltà, fanno la loro scelta. Peccato.

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