Accidenti se è figa
Accidenti se è figa!
Questa sera abbiamo l'happening, un
rinfresco a cui casualmente arriva un certo numero di persone note e
di giornalisti e paparazzi senza sapere che è l'inaugurazione di una
linea di collant. Tutto per caso, flash, auto, brillantini, tutto per
caso e tutto ben pagato.
Sono un po' preoccupato per come
Luisella si presenterà, per cui mi guardo attorno tra i locali vuoti
e i camerieri che imbandiscono i tavoli sapendo che il nostro lavoro
è all'esame finale e il risultato dipende ormai tutto da tre
persone: io, Dorotea e Luisella. Tuttavia di fatto ormai io e Dorotea
abbiamo poco da fare, dobbiamo solo controllare che tutto fili
liscio, prendere nota di eventuali errori da evitare per il futuro,
se possibile fare promozione con qualche futuro cliente, insomma noi
basta che ci siamo.
Ma la riuscita finale dipende ormai da Luisella,
è lei che deve tenere conto degli orari di arrivo degli invitati,
essere a disposizione per eventuali imprevisti dell'ultimo momento,
risolvere i problemi. O almeno in teoria dovrebbe essere così. In
realtà non è mai andata così. Anche Carlotta, quella prima di
Luisella, quando un americano ha telefonato che era stato bloccato
alla dogana dell'aeroporto da un cane antidroga, non ha trovato di
meglio da fare che venire a dirmelo aspettando la soluzione, senza un
minimo di riservatezza. Perché l'assessore alle politiche sociali ha
fatto finta di non aver sentito quale problema dovevo risolvere, come
io ho fatto finta che fosse normale amministrazione, ma la nostra
immagine e quella dell'americano non ci hanno guadagnato, già.
Speriamo che Luisella questa sera se la
cavi meglio di Carlotta. Pensavo che non ci fosse ancora, invece me
la sono vista sputare all'improvviso da dietro l'angolo, con un ipad
in mano che consultava assorta. Sono rimasto di stucco: la donna
vestita casual è stata fagocitata da una miss copertina, abito
rivestito di brillantini, gambe e tette al vento, capelli raccolti in
alto e tacchi astronomici che mi obbligano a guardarla dal basso.
Viene avanti ancheggiando, assorta, celestiale. Per un attimo smetto
di respirare, la prenderei per la vita sottile da anguilla e la
trascinerei altrove distante lontano.
Alza gli occhi: «buongiorno
dottore, già qui anche lei?»
Sono
ancora più spaesato: insisto a non capire. Questa è una donna
troppo in gamba per essere ancora precaria alla sua età. Chissà
cosa c'è sotto, chissà che vita ha avuto, che storia, che storie.
Fantastico di amori strappalacrime, di collettivi politici, di beghe
familiari, di anni passati all'estero in fuga da situazioni
pericolose. Mi pare di aver capito che ha una figlia ventenne ma non
sappiamo nulla di fidanzati o mariti o compagni. Non sappiamo nel
senso che ho parlato a Dorotea dei miei dubbi e lei mi ha resocontato
i frammenti di vita personale di Luisella che sapeva, tra le sue
notizie dirette e quelle degli altri dipendenti. Sta di fatto che
sono sempre più convinto che qualcosa non quadri.
Giriamo
per le sale, controlliamo che le vetrine siano tirate a specchio, che
i monitor siano accesi, che le chiavette usb siano inserite e le
presentazioni a ciclo continuo vadano avanti senza intoppi.
Controlliamo anche i bagni: che siano puliti, in ordine, profumati. A
volte un grande evento inciampa su stupidaggini. Un po' appaiati, un
po' ciascuno per i fatti suoi, poi ci reincrociamo. L'aria della sera
porta il profumo della primavera alle porte, o forse è Luisella che
sembra una rondine nel cielo.
Arriva
un po' di gente, qualche paparazzo, il committente, sua moglie, un
assessore. Arriva Dorotea, alla vista di Luisella sgrana gli occhi,
piega la testa di lato e mostra una fila di denti bianchissimi. È
sempre più convinta di aver indovinato, ogni complimento fatto a
Luisella è un complimento per lei.
La
show-girl francese scende dall'auto attorniata dai flash, Luisella la
accosta e le sussurra la direzione da prendere e le persone da
salutare, con discrezione. I locali si riempiono, i camerieri
stappano le bottiglie, sorrisi, strette
di mano, salatini, piattini, sorrisi.
Come
al solito sono teso, cerco di tenere sotto controllo il tutto che
durerà un'ora o poco più
ma da questa ora dipende tutto il nostro lavoro. Perché
puoi fare migliaia di happening perfetti, basta sbagliarne uno per
farti
etichettare
da iellatore e ti
si chiuda il mercato. Perché
servirebbero conoscenze e raccomandazioni e parentele che non ho: la
mia reputazione dipende da quello che faccio
e dall'abilità di non risvegliare troppe invidie.
Luisella
compare e scompare tra i tavoli, gli ospiti, i giornalisti, prende
quello per la giacca, sfodera un sorriso da amante fatale per
l'altro, prende sotto
braccio la miss inglese che non regge l'alcool e non beve altro che
whisky. Mi rendo conto che
se me ne sto in un angolo è meglio, trasudo ansia e forse mi faccio
sfuggire proprio i particolari che mi servono mentre tutto scivola
alla perfezione diretto
con discrezioni dagli inavvertiti aggiustamenti della mia dipendente.
Con
un bicchiere in mano, su una sedia in un angolo un po' fuori vista,
respiro: mi accorgo di tante persone e tanti particolari che mi erano
sfuggiti, un mare di idee di nuovi lavori e iniziative mi si
affollano nella mente. Guardo ancora Luisella che mi passa davanti
presa sottobraccio da un imprenditore brizzolato,
lo guida dove vuole lei
facendogli credere di andare dove vuole lui. Li sento parlare in
tedesco: non ci aveva detto che parlava anche tedesco! Questo supera
ogni immaginazione, ogni attesa. Io faccio fatica a leggere in
inglese e tratto lei come una mia dipendente, non
per superiorità ma perché
lei è una mia dipendente. In un mondo ordinato dovrebbe essere il
contrario, in questo mondo è così. D'altra parte ho lavorato duro
per venti anni per mettere su l'azienda che dirigo, non posso
rimproverarmi nulla e non ho rubato nulla a nessuno. Non mi sento in
colpa ma sono onesto e mi sento impreparato, inadeguato, sempre e con
Luisella ancora di più.
L'aria
della sera si fa più fresca, la fine dell'happening si sente dalla
diminuzione del brusio, ad un tratto si scorgono spazi vuoti, come un
contagio gli invitati avvertono
che devono scappare, hanno fretta, arrivano i taxi, le auto private,
saluti, via veloci.
Il
bicchiere in mano è vuoto, sono già proiettato alla prossima
settimana. Dovremo dire a Luisella che non le rinnoviamo il contratto
perché al momento non abbiamo commesse in lavorazione. Ma appena
arriva qualcosa la richiamiamo. Non c'è dubbio, ci può scommettere,
se c'è una collaboratrice alla quale non vorrei mai rinunciare è
lei.
D'altra
parte non abbiamo scelte: il nostro è un lavoro che va avanti a
salti, come una cavalletta. Anche noi, io e Dorotea intendo,
guadagniamo a salti, sappiamo che i soldi che prendiamo
per un evento come questo, ci devono bastare per due o tre o anche
sei mesi, finché
arriva un'altra proposta. A volte poi te ne arrivano due o tre o più
in contemporanea, a volte succede che stai
anche un anno senza far nulla. É successo un anno, nel 2001 se non
ricordo male. Ti lasceresti allora andare alla disperazione e se non
sei abbastanza bravo a fermare il pensiero prima che prenda corpo sei
finito perché i nostri clienti annusano prima di tutto l'ottimismo,
la convinzione di essere vincenti. Nel mondo dell'apparenza conta che
tu appaia un leader, non esiste che tu ammetta debolezze. Devi avere
la macchina del vincente, la cravatta, la giacca, il sorriso, gli
occhi, il portamento del
vincente. Anche se non sai
come pagherai gli stipendi, il leasing, l'affitto, le bollette. Devi
apparire un vincente. Per apparire devi esserne convinto, devi
scacciare la lista dei pagamenti e metterti davanti agli occhi solo
gli allori.
Mi
rendo conto che Luisella giudica me e Dorotea dalla macchina e dalle
spese, ma non si rende conto che queste
spese sono come gli
stipendi: devo avere una macchina di lusso così come devo pagare i
dipendenti. Anzi, la società perdona
più facilmente una causa fatta dai dipendenti non pagati che un'auto
di piccola cilindrata.
La
festa è finita, la giostra rallenta, le luci si spengono, i
camerieri svuotano i tavoli, Dorotea ha fatto accomodare
l'imprenditore tedesco sulla sua auto e lo sta accompagnando in
albergo. Luisella è accaldata, tira fuori l'ipad, controlla che
tutto stia filando liscio. Mi sento svuotato, come un mendicante sul
marciapiede, come se avessi fallito tutto. La settimana prossima
dovrò dirle quello che le devo dire. Darei qualunque cosa per
trovare un'altra soluzione.
Tra
poco chiuderemo le vetrate, andrò a casa, butterò giù mezza
bottiglia di rum e dormirò
dodici ore di fila.
NB:
Imprenditore Precario, diario di un imprenditore qualunque, è un
personaggio di pura, masochistica fantasia, e un riuscito tentativo di
evasione sociale e politica. Ogni riferimento a fatti e persone è
accuratamente selezionato e voluto nella speranza di provocare quel
minimo di sussulto di coscienza che ci faccia sperare di non vivere nel
paese degli zombie. So bene che Malafemmina le cose le vede da un altro punto di vista, ma la cosa non mi preoccupa. Affatto.
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