Partorirai con dolore
Capita di sentire madri che si rivolgono al resto dell'universo (uomini in generale ma anche donne che non hanno partorito) con un tono ermetico: tu non hai partorito. Va bene, non ne discutiamo, è un dato oggettivo. Embè?
Perchè se il criterio per comprendere una esperienza fosse di viverla, allora dovremmo alcolizzarci, drogarci, finire in galera per furto, omicidio, stupro e diffamazione prima di poter avere una opinione che possa essere presa in considerazione.
Il che alla fine sarebbe tragico in una prospettiva razionale, in quanto l'unica esperienza di cui valga la pena sapere qualcosa, l'unica su cui dovremmo davvero essere informati, è anche l'unica della quale nessuno ci ha mai raccontato nulla: la morte.
Perciò coloro ai quali è rimasto un po' di buon senso, alle madri suddette fanno un bel sorriso: se tu avessi imparato qualcosa dalla tua esperienza, sapresti raccontarla anche a chi non l'ha vissuta e sapresti dirmi cose che neppure mi immagino.
Il che in effetti una volta succedeva, le donne di un tempo dopo il parto acquisivano un portamento e una maturità per le quali non avevi dubbi che quella era una madre. Di quelle donne che ostentavano i figli con maggior orgoglio di qualunque gioiello.
Ma il femminismo demente contemporaneo ha a tal punto immiserito l'esperienza interiore femminile che la maggior parte delle mamme vive il ricordo del parto in modo viscerale, non è in grado di condividerne nulla. Leggiucchiando qua e là sul web si scoprono alcune banalità, tra le quali:
Perchè se il criterio per comprendere una esperienza fosse di viverla, allora dovremmo alcolizzarci, drogarci, finire in galera per furto, omicidio, stupro e diffamazione prima di poter avere una opinione che possa essere presa in considerazione.
Il che alla fine sarebbe tragico in una prospettiva razionale, in quanto l'unica esperienza di cui valga la pena sapere qualcosa, l'unica su cui dovremmo davvero essere informati, è anche l'unica della quale nessuno ci ha mai raccontato nulla: la morte.
Perciò coloro ai quali è rimasto un po' di buon senso, alle madri suddette fanno un bel sorriso: se tu avessi imparato qualcosa dalla tua esperienza, sapresti raccontarla anche a chi non l'ha vissuta e sapresti dirmi cose che neppure mi immagino.
Il che in effetti una volta succedeva, le donne di un tempo dopo il parto acquisivano un portamento e una maturità per le quali non avevi dubbi che quella era una madre. Di quelle donne che ostentavano i figli con maggior orgoglio di qualunque gioiello.
Ma il femminismo demente contemporaneo ha a tal punto immiserito l'esperienza interiore femminile che la maggior parte delle mamme vive il ricordo del parto in modo viscerale, non è in grado di condividerne nulla. Leggiucchiando qua e là sul web si scoprono alcune banalità, tra le quali:
- gli operatori sanitari hanno poco rispetto per l'esperienza del parto e il vissuto della partoriente. Weilà, che scoperta! Edith Stein parlava di "empatia", tutti gli operatori sanitari sono stati perseguitati da questa parola e dalle riflessioni conseguenti, ma tante chiacchiere non conducono a nulla. Mario Melazzini (
riprendendo altri) dice che la dignità del malato sta nell'occhio del curante. La discussione è scontata. Ridicole invece sono le donne che vorrebbero farne una questione di genere, come se gli operator@ sanitar@ avessero per i malati maschi quel rispetto che non hanno per le partorienti!La dignità del malato sta nell'occhio del curante. Nella sofferenza la differenza la fanno le persone.
— Mario Melazzini (@mmelazzini) 09 febbraio 2013 - negli ospedali alcune volpi lamentano una eccessiva "ingerenza" religiosa. Questa lamentela mi ricorda un episodio in un ospedale in provincia di Bologna all'inizio del secolo scorso: in quell'ospedale gli illuminati dirigenti ritennero di cacciare le suore che svolgevano l'assistenza infermieristica e di sostituirle con infermieri laici del posto. Dopo pochi mesi constatarono disperati un degrado dell'ambiente ospedaliero in termini di igiene (intuibile) ma anche di sicurezza personale (furti di beni dei malati e dell'ospedale) e stupri (chi l'avrebbe immaginato) per cui discussero di richiamare le suore, precisando però che avrebbero dovuto essere di un'altra congregazione (per giustificare il precedente licenziamento). Qualche tempo dopo i soliti anticlericali tornarono alla carica e proposero di ricacciare le suore e per non ripetere l'esperienza precedente proposero di cercare gli infermieri a Bologna: certamente essendo cittadini evoluti avrebbero avuto un comportamento migliore. Sappiamo come andò a finire: richiamarono le suore! Il che cosa sta a significare? Che l'occhio del curante non ospita la dignità del malato per caso e la disumanizzazione della medicina va di pari passo con lo smarrirsi dell'esperienza religiosa. Con la preoccupazione di chiarire che l'esperienza religiosa non è una tessera da tenere in tasca, ma la percezione del sacro nelle attività quotidiane e nell'essere umano oggi a me prossimo.
- si dovrebbe perciò, secondo queste anime belle, raccogliere documentazione e informazione su come le partorienti vengono trattate da schifo negli ospedali. Già che ci siamo in generale, dalle visite ginecologiche per il menarca all'IVG, dalla prevenzione del cancro all'utero alle mammografie, documentiamo come le donne tutte vengono trattate da schifo. Perché del cardiopatico che passa ore sulla barella del Pronto Soccorso o del vecchio che non mangia se non passano i volontari della San Vincenzo o che resta ore nei propri escrementi, e degli altri innumerevoli casi, non gliene frega nulla alle donne paladine della differenza di genere.
Commenti
Posta un commento