La resa dei conti sui femminicidi
Il 19 maggio di questo anno qui iniziavo a monitorare il blog Bollettino di Guerra. Iniziavo molto prevenuto.
Il blog è gestito da una certa Mara, forse, nel senso che usa il nick maralibera. Non so nulla di lei, dicono che abiti in una regione del nord e che abbia un compagno. In ogni caso se lei sceglie l'anonimato, tale scelta va rispettata (anche se io ho provato ad immaginare come sarebbe se ci incontrassimo qui. Sto riscrivendolo, non comprate la vecchia edizione. Se proprio vi mando gratis il pdf della nuova provvisoria edizione).
In ogni caso, quando giorno per giorno fai il verso a qualcuno, succede che pian piano cominci a capirti, tant'è che, a sorpresa, la Mara viene fuori con una frase del genere: (questo) NON È un femminicidio! Oibò: quindi cominciamo a ragionare, se quello non è un femminicidio proviamo a vedere se uno degli altri 124 lo è.
Anzitutto il problema è cosa è ciò che chiamiamo femminicidio. Ci sono definizioni molto traballanti come quella della Lipperini qui per la quale si tratterebbe di omicidi passionali.
Cioè, sarebbe da dire che l'omicidio per passione è il peggiore del mondo, quindi se uno muore per mafia, per soldi, per motivi razziali, pazienza, ci penseremo dopo. Ma la baronessa di Carinni e l'Otello vanno proprio cancellati dalla storia. E poi, per quale ragione sarebbe terribile l'omicidio passionale di una donna e non quello di un uomo, la Lipperini non lo spiega. E neppure il patriarca di Venezia, mons.Moraglia. A dimostrare che ormai la confusione non risparmia alcun ambito.
Vabbè, la fiera del pensiero debole.
La Spinelli non ragiona molto meglio: omicidio di una donna in quanto donna. In quanto donna: bisogna proprio sforzarsi per capire cosa vuol dire. In ogni caso sembra che significhi che, se al posto di quell'essere umano con le tette ce ne fosse stato uno col pisello, sarebbe ancora vivo.
Perchè?
Ipotesi 1: in un ring campa chi pesta più forte, essendo l'uomo più forte, se si scontra con una donna campa. Quindi la Barbaruccia se la prende con la natura che fece le donne fisicamente inferiori? Speriamo di no e andiamo oltre.
Ipotesi 2: quell'omicidio è motivato da un odio di genere, simile all'odio razziale e all'odio di classe. Se quell'essere umano fosse stato un maschio, quell'odio non si sarebbe scatenato.
Anche questa ipotesi mi sembra contorta. Proviamo però a guardare la realtà e vediamo se è applicabile.
La mia lista di femminicidi da #4 a #15 era un tentativo di immaginare un omicidio di una donna in quanto donna (#1, #2 e #3 sono nel racconto In quanto donne).
Non si tratta di pura perdita di tempo: un femminicidio non è tale per il genere della vittima, ma per le motivazioni dell'assassino. Questo me lo devono concedere anche le più ottuse femministe.
Ma la motivazione non sta scritta in alcun testo sacro. La motivazione la possiamo solo immaginare. E l'immaginazione è quella attività umana compresa tra la pura cronaca e la pura fantasia: è un misto di dati reali a cui noi aggiungiamo nostre proiezioni per spiegarci perchè e come caio da A è arrivato a B.
Ogni uomo è diverso, perciò non c'è nè ci può essere una sola strada che collega una condizione con una azione. È una discussione lunga di secoli su libero arbitrio e predestinazione che non vale la pena di rivangare. Ma non ci sono altre strade: se vogliamo parlare, in modo affermativo o negativo, di femminicidi, dobbiamo percorrere questa strada e affrontare queste vette impervie, scrutare nel cuore altrui cercando di comprendere e spiegare il gran mistero del cuore umano. "Uccise in quanto donne": questo è l'assunto da provare.
Perciò abbiamo aperto un concorso: offriamo 500 euro a chiunque riesca a dimostrare senza se e senza ma che nel 2012 c'è stato un solo femminicidio qui.
In attesa di risposte provo a ragionare sui femminicidi #123 e #124 .
Dunque: Santino Putrino, 42 anni, uccide la moglie Olga Recchia 51 anni e la di lei sorella Franca, 54, poi tenta il suicidio.
Analizziamo i dati di fatto:
Lui ha 9 anni meno di lei, hanno un figlio di 18 anni. Quindi si sono sposati (o comunque sono andati a letto) quando lui aveva 24 anni e lei 33, al più tardi. Nel senso che possono aver avuto rapporti anche prima, ma abbiamo la prova che almeno a quella età già si conoscevano.
Ora: cos'è e com'è un ragazzo a 24 anni? Io a quell'età non ero ancora laureato, davanti a me ho una foto che risale alla laurea di mia moglie, nel novembre del 1987. Avevamo entrambi 26 anni: sembriamo, siamo due ragazzini. A quel tempo avevo una marea di problemi: mi ero laureato un anno prima, avevo dovuto rinunciare alla specialità nella quale avevo fatto la tesi, per una questione di intrallazzi e simpatie, e stavo cercando di orientarmi verso un'altra specialità. Se penso a come campavo allora, mi viene da ridere: reperibile di Guardia Medica. Cioè: stavo a casa a gratis ad aspettare che mi telefonassero per una sostituzione urgente per la quale non avevano avuto il tempo di trovare un sostituto (non c'erano ancora i telefonini). Se mi chiamavano (se) dovevo raggiungere il posto di guardia entro un'ora e prendevo i soldi per le ore lavorate. Integravo facendo programmi in basic per una azienda di infissi.
In quella foto però non vedo un disperato, ma uno che è pieno di ottimismo e di voglia di fare, uno che è convinto che ce la farà.
Suppongo che anche Santino a quell'età avesse la mia stessa incosciente fiducia in sè stesso, infatti si dice che tre anni fa la sua impresa sia fallita.
Una impresa per fallire deve fare tanta strada. Se io oggi metto su una impresa, non riesco a fallire. Perchè nessuno mi fa credito per tanti soldi da poter fallire. Per fallire devi avere un giro di affari discreto, e un po' alla volta cominci a posticipare i pagamenti. Non tutto in un colpo, chessennò massimo massimo ti trovi con un buco per le forniture di un mese o due. Un po' alla volta: quest'anno non paghi tizio, poi gli dai un acconto, poi lo scongiuri di aspettare e gli mandi una cassa di vino, poi caio, poi sempronio. Un bel giorno uno dei tanti che avanza soldi si stufa e vuole scoprire le carte, e si scopre che hai debiti che superano di molte volte il tuo fatturato annuale. Così fallisci.
Santino per essere riuscito a fallire a 39 anni, deve aver lavorato sodo, poniamo dai 25 ai 35, poi per una qualche ragione non c'è l'ha fatta e ha cominciato ad imbarcare acqua. La crisi, lo spread, gli enti pubblici, che ne so: non sono un ficcanaso e non voglio sapere.
Preferisco lavorare di immaginazione e proiezione: io ho passato anni a fregarmene di quel che entrava in cassa e a farmi male di proposito. Portavo i figli a cena e tiravo fuori la carta di credito, con il sospetto di aver sforato il limite di prelievo. Ma me ne fregavo, se proprio si deve affogare, mi dicevo, meglio nel mare che nella pozzanghera. Perchè? Perchè capita che quella che consideravi la compagna della tua vita, quella con cui condividere gioie e dolori, si sia dimostrata una serpe ansiosa di ferirti. E allora tanto vale buttarsi: è in quegli anni che ho cominciato a fare sport rischiosi, io che ho sempre provato astio nei confronti di coloro che muoiono scalando le vette alpine. Che bisogno c'è di rischiare la vita per nulla? L'avevo scoperto: finire o sopravvivere era uguale, tanto valeva rischiare.
Un altro particolare mi fa pensare che anche Santino abbia attraversato lo stesso bosco oscuro: dopo aver ammazzato moglie e cognata, ha telefonato al nipote. Dunque un figlio di un fratello o una sorella a cui era più legato che al proprio figlio.Dal figlio 18enne non era evidentemente stimato, non c'era feeling. C'era invece del feeling con il nipote. Perchè?
PAS o non PAS, il sentimento di quel figlio verso il padre e di quel padre verso il figlio, era evidentemente influenzato dai rapporti tra moglie e marito. È inutile ripetere come un mantra che la Sindrome da Alienazione Genitoriale (Parental Alienation Syndrome in verba anglofona) non c'è nella letteratura internazionale. A parte che l'affermazione è falsa qui, i troppo intelligenti devono spiegare l'anomalia e non la norma. Veramente mi danno sui nervi coloro i quli ti chiedono di portare le ragioni per le quali un figlio dovrebbe stimare suo padre. Ma siete citrulli? Dovete darmi le ragioni per cui NON lo deve fare. Se un figlio odia il padre, c'è evidentemente un rapporto patologico che va spiegato, o nella personalità del padre, o in quella del figlio, oppure, se ambedue sono persone normali e per il resto vivono relazioni normali, nell'ambiente in cui cresce il figlio. Accidenti!
Dunque, riprendiamo: i rapporti con la moglie si deteriorano, Santino si fa prendere dallo sconforto, gli affari fanno acqua, il figlio si allontana, Santino si lascia andare.
È un tipo pratico, sanguigno, alla buona, Santino. Perchè? Perchè possiede un fucile da caccia. Io li ho conosciuti i cacciatori: quando sono nei boschi o nei prati, con i loro cani e il vento freddo sulla faccia e gli stivali infangati, si credono Dio. Se hanno in tasca cinquanta euro, te ne danno cento. Ti spaccano le spalle a manate, guardano il mondo dall'alto in basso. E lo credo anche perchè la moglie chiese ai carabinieri di sequestrargli il fucile. I carabinieri hanno tanti difetti, ma non quello di esporsi inutilmente a critiche dei propri superiori. Adesso quelli che non hanno preso il fucile avranno delle belle lavate di capo, per cui è fuor di dubbio che se appena appena in Santino avessero intravisto un disturbo mentale o un carattere rissoso, colerico e vendicativo, sarebbero intervenuti. No, era un bonaccione, sfigato, pronto magari a piangersi addosso, ma un bonaccione.
A 42 anni Santino è un giovanotto. A 51 la moglie è un restauro permanente. La cosa può far poca impressione a chiunque, fuorchè a Olga, la quale ogni giorno misura la distanza che aumenta. Non solo le donne invecchiano più rapidamente, ma lei parte in pesante svantaggio. Per quanto Santino sia un bonaccione, lei è sicura che qualche puttana gli metterà gli occhi addosso e si ciuccerà i suoi soldi con un po' di pompini. I deliri delle donne sono difficili da discutere, ma quando hanno un qualche sostegno diventano inamovibili come rocce. La sorella di Olga, Franca, ha 54 anni, e non è escluso che covi eguali sentimenti e timori.
Santino gode, evidentemente, della fiducia e della simpatia della sua famiglia di origine, a cominciare da quel nipote a cui telefona e forse dal padre di lui, ai quali forse deve qualche aiuto economico dopo il fallimento.
Di là c'è un muro. Non c'è bisogno che Olga dica gran chè, basta che cominci una frase con "Quel disgraziato" e tutti sanno di chi parla. Ha cercato di arraffare il possibile, di salvare dice lei.
A mie spese ho imparato che a quell'età la prima cosa che devi fare è avere fiducia in te stesso, nella tua capacità di rimetterti in piedi con le tue gambe. Se io fossi arrivato al punto di Santino, avrei lasciato tutto a mia moglie, tutto tutto, e me ne sarei andato con la testa libera sotto il cielo dispiacendomi di non potermi sdebitare del gran dono che avevo ricevuto di liberarmi dall'attaccamento. Un uomo oggi, a 40-45 anni, ha tutto nelle mani. Soprattutto in questi tempi di crisi, chi non ha legami e può inventarsi un lavoro a trecentosessanta gradi, fa con le sue mani la propria fortuna.
In ogni caso Santino, se dobbiamo rimproverargli qualcosa, è di non essersi liberato dall'attaccamento: è andato dalla moglie per discutere di affari. In una serra. Di lui? Di lei? Non lo so e non mi interessa: sta di fatto che ancora nelle disponibilità di uno dei due c'era una serra, e quando ci sono proprietà c'è attaccamento alla proprietà, e l'attaccamento a qualsiasi cosa comporta l'odio per chi nutre lo stesso sentimento per la stessa cosa.
Ora: Santino e Olga si incontrano. È presente anche la sorella di Olga, la quale dà man forte a Olga. Spesso le donne, quando non sono ben convinte delle loro ragioni cercano sostegni non imparziali. Se qualcuno ripete le loro verità, le sentono più vere.
Discutono. Ma sono linguaggi reciprocamente stranieri.
"Le cose che ho fatto con le mie mani sono mie, perchè te ne sei appropriata?"
"Perchè non mi ami? io che ho dato tutta me stessa per te! Perchè mi tratti come una bambola vecchia?"
"Che bisogno hai di mettermi contro mio figlio?"
"Perchè non cacci via quella puttana che ti gira sempre attorno?"
Le urla non chiariscono i concetti e quando il dialogo con le parole non trova vie di sbocco, si continua su un altro binario, con la violenza.
Ma quando Santino ha sparato alla moglie con il fucile da caccia e ha ricorso la cognata nella serra con gli occhi fuori dalla testa, ha pensato forse: "ecco, donna, figlia del demonio, io ti uccido in quanto donna e libero la terra dal male"? No, ha solo espresso la propria rabbia interiore, la propria disperazione.
Lui è stato il primo a non giustificarsi. È stato il primo a riconoscere che nessuna punizione era adeguata per il suo crimine. Ha rivolto il fucile contro di sè e si è punito da solo.
Difficile classificare questo omicidio come femminicidio o femmicidio (la differenza sempre qui ).
Questo è un altro capitolo del male dell'esistere, della tragedia del ritrovarsi in una commedia nella quale siamo stati buttati senza le istruzioni d'uso, senza un copione, dove tutti si arrabbiano perchè gli altri non fanno la propria parte. Santino non è un santo, lui è l'ultimo a crederlo. Ma Olga non è la vittima innocente, non è l'agnello senza macchia che salverà l'umanità con il proprio sacrificio.
Il delirio femminista che vede nella morte violenta delle donne per mano maschile il vero e definitivo superamento del sacrificio del Cristo è, appunto, un delirio.
L'uno e l'altra non sono salvati dal sangue versato. L'uno e l'altra hanno bisogno di un Altro Salvatore.
NB: tutto quanto sopra è opera di immaginazione, nessuno se ne risenta. Nè i parenti della vittima, nè quelli dell'assassino, e neppure coloro che nei miei dettagli autobiografici potrebbero o vorrebbero leggere qualcosa di più di quello che ho detto di scrivere: uno sforzo di immaginazione, per cogliere con la fantasia quelle spiegazione che la cronaca ci nega.
Il blog è gestito da una certa Mara, forse, nel senso che usa il nick maralibera. Non so nulla di lei, dicono che abiti in una regione del nord e che abbia un compagno. In ogni caso se lei sceglie l'anonimato, tale scelta va rispettata (anche se io ho provato ad immaginare come sarebbe se ci incontrassimo qui. Sto riscrivendolo, non comprate la vecchia edizione. Se proprio vi mando gratis il pdf della nuova provvisoria edizione).
In ogni caso, quando giorno per giorno fai il verso a qualcuno, succede che pian piano cominci a capirti, tant'è che, a sorpresa, la Mara viene fuori con una frase del genere: (questo) NON È un femminicidio! Oibò: quindi cominciamo a ragionare, se quello non è un femminicidio proviamo a vedere se uno degli altri 124 lo è.
Anzitutto il problema è cosa è ciò che chiamiamo femminicidio. Ci sono definizioni molto traballanti come quella della Lipperini qui per la quale si tratterebbe di omicidi passionali.
Cioè, sarebbe da dire che l'omicidio per passione è il peggiore del mondo, quindi se uno muore per mafia, per soldi, per motivi razziali, pazienza, ci penseremo dopo. Ma la baronessa di Carinni e l'Otello vanno proprio cancellati dalla storia. E poi, per quale ragione sarebbe terribile l'omicidio passionale di una donna e non quello di un uomo, la Lipperini non lo spiega. E neppure il patriarca di Venezia, mons.Moraglia. A dimostrare che ormai la confusione non risparmia alcun ambito.
Vabbè, la fiera del pensiero debole.
La Spinelli non ragiona molto meglio: omicidio di una donna in quanto donna. In quanto donna: bisogna proprio sforzarsi per capire cosa vuol dire. In ogni caso sembra che significhi che, se al posto di quell'essere umano con le tette ce ne fosse stato uno col pisello, sarebbe ancora vivo.
Perchè?
Ipotesi 1: in un ring campa chi pesta più forte, essendo l'uomo più forte, se si scontra con una donna campa. Quindi la Barbaruccia se la prende con la natura che fece le donne fisicamente inferiori? Speriamo di no e andiamo oltre.
Ipotesi 2: quell'omicidio è motivato da un odio di genere, simile all'odio razziale e all'odio di classe. Se quell'essere umano fosse stato un maschio, quell'odio non si sarebbe scatenato.
Anche questa ipotesi mi sembra contorta. Proviamo però a guardare la realtà e vediamo se è applicabile.
La mia lista di femminicidi da #4 a #15 era un tentativo di immaginare un omicidio di una donna in quanto donna (#1, #2 e #3 sono nel racconto In quanto donne).
Non si tratta di pura perdita di tempo: un femminicidio non è tale per il genere della vittima, ma per le motivazioni dell'assassino. Questo me lo devono concedere anche le più ottuse femministe.
Ma la motivazione non sta scritta in alcun testo sacro. La motivazione la possiamo solo immaginare. E l'immaginazione è quella attività umana compresa tra la pura cronaca e la pura fantasia: è un misto di dati reali a cui noi aggiungiamo nostre proiezioni per spiegarci perchè e come caio da A è arrivato a B.
Ogni uomo è diverso, perciò non c'è nè ci può essere una sola strada che collega una condizione con una azione. È una discussione lunga di secoli su libero arbitrio e predestinazione che non vale la pena di rivangare. Ma non ci sono altre strade: se vogliamo parlare, in modo affermativo o negativo, di femminicidi, dobbiamo percorrere questa strada e affrontare queste vette impervie, scrutare nel cuore altrui cercando di comprendere e spiegare il gran mistero del cuore umano. "Uccise in quanto donne": questo è l'assunto da provare.
Perciò abbiamo aperto un concorso: offriamo 500 euro a chiunque riesca a dimostrare senza se e senza ma che nel 2012 c'è stato un solo femminicidio qui.
In attesa di risposte provo a ragionare sui femminicidi #123 e #124 .
Dunque: Santino Putrino, 42 anni, uccide la moglie Olga Recchia 51 anni e la di lei sorella Franca, 54, poi tenta il suicidio.
Analizziamo i dati di fatto:
Lui ha 9 anni meno di lei, hanno un figlio di 18 anni. Quindi si sono sposati (o comunque sono andati a letto) quando lui aveva 24 anni e lei 33, al più tardi. Nel senso che possono aver avuto rapporti anche prima, ma abbiamo la prova che almeno a quella età già si conoscevano.
Ora: cos'è e com'è un ragazzo a 24 anni? Io a quell'età non ero ancora laureato, davanti a me ho una foto che risale alla laurea di mia moglie, nel novembre del 1987. Avevamo entrambi 26 anni: sembriamo, siamo due ragazzini. A quel tempo avevo una marea di problemi: mi ero laureato un anno prima, avevo dovuto rinunciare alla specialità nella quale avevo fatto la tesi, per una questione di intrallazzi e simpatie, e stavo cercando di orientarmi verso un'altra specialità. Se penso a come campavo allora, mi viene da ridere: reperibile di Guardia Medica. Cioè: stavo a casa a gratis ad aspettare che mi telefonassero per una sostituzione urgente per la quale non avevano avuto il tempo di trovare un sostituto (non c'erano ancora i telefonini). Se mi chiamavano (se) dovevo raggiungere il posto di guardia entro un'ora e prendevo i soldi per le ore lavorate. Integravo facendo programmi in basic per una azienda di infissi.
In quella foto però non vedo un disperato, ma uno che è pieno di ottimismo e di voglia di fare, uno che è convinto che ce la farà.
Suppongo che anche Santino a quell'età avesse la mia stessa incosciente fiducia in sè stesso, infatti si dice che tre anni fa la sua impresa sia fallita.
Una impresa per fallire deve fare tanta strada. Se io oggi metto su una impresa, non riesco a fallire. Perchè nessuno mi fa credito per tanti soldi da poter fallire. Per fallire devi avere un giro di affari discreto, e un po' alla volta cominci a posticipare i pagamenti. Non tutto in un colpo, chessennò massimo massimo ti trovi con un buco per le forniture di un mese o due. Un po' alla volta: quest'anno non paghi tizio, poi gli dai un acconto, poi lo scongiuri di aspettare e gli mandi una cassa di vino, poi caio, poi sempronio. Un bel giorno uno dei tanti che avanza soldi si stufa e vuole scoprire le carte, e si scopre che hai debiti che superano di molte volte il tuo fatturato annuale. Così fallisci.
Santino per essere riuscito a fallire a 39 anni, deve aver lavorato sodo, poniamo dai 25 ai 35, poi per una qualche ragione non c'è l'ha fatta e ha cominciato ad imbarcare acqua. La crisi, lo spread, gli enti pubblici, che ne so: non sono un ficcanaso e non voglio sapere.
Preferisco lavorare di immaginazione e proiezione: io ho passato anni a fregarmene di quel che entrava in cassa e a farmi male di proposito. Portavo i figli a cena e tiravo fuori la carta di credito, con il sospetto di aver sforato il limite di prelievo. Ma me ne fregavo, se proprio si deve affogare, mi dicevo, meglio nel mare che nella pozzanghera. Perchè? Perchè capita che quella che consideravi la compagna della tua vita, quella con cui condividere gioie e dolori, si sia dimostrata una serpe ansiosa di ferirti. E allora tanto vale buttarsi: è in quegli anni che ho cominciato a fare sport rischiosi, io che ho sempre provato astio nei confronti di coloro che muoiono scalando le vette alpine. Che bisogno c'è di rischiare la vita per nulla? L'avevo scoperto: finire o sopravvivere era uguale, tanto valeva rischiare.
Un altro particolare mi fa pensare che anche Santino abbia attraversato lo stesso bosco oscuro: dopo aver ammazzato moglie e cognata, ha telefonato al nipote. Dunque un figlio di un fratello o una sorella a cui era più legato che al proprio figlio.Dal figlio 18enne non era evidentemente stimato, non c'era feeling. C'era invece del feeling con il nipote. Perchè?
PAS o non PAS, il sentimento di quel figlio verso il padre e di quel padre verso il figlio, era evidentemente influenzato dai rapporti tra moglie e marito. È inutile ripetere come un mantra che la Sindrome da Alienazione Genitoriale (Parental Alienation Syndrome in verba anglofona) non c'è nella letteratura internazionale. A parte che l'affermazione è falsa qui, i troppo intelligenti devono spiegare l'anomalia e non la norma. Veramente mi danno sui nervi coloro i quli ti chiedono di portare le ragioni per le quali un figlio dovrebbe stimare suo padre. Ma siete citrulli? Dovete darmi le ragioni per cui NON lo deve fare. Se un figlio odia il padre, c'è evidentemente un rapporto patologico che va spiegato, o nella personalità del padre, o in quella del figlio, oppure, se ambedue sono persone normali e per il resto vivono relazioni normali, nell'ambiente in cui cresce il figlio. Accidenti!
Dunque, riprendiamo: i rapporti con la moglie si deteriorano, Santino si fa prendere dallo sconforto, gli affari fanno acqua, il figlio si allontana, Santino si lascia andare.
È un tipo pratico, sanguigno, alla buona, Santino. Perchè? Perchè possiede un fucile da caccia. Io li ho conosciuti i cacciatori: quando sono nei boschi o nei prati, con i loro cani e il vento freddo sulla faccia e gli stivali infangati, si credono Dio. Se hanno in tasca cinquanta euro, te ne danno cento. Ti spaccano le spalle a manate, guardano il mondo dall'alto in basso. E lo credo anche perchè la moglie chiese ai carabinieri di sequestrargli il fucile. I carabinieri hanno tanti difetti, ma non quello di esporsi inutilmente a critiche dei propri superiori. Adesso quelli che non hanno preso il fucile avranno delle belle lavate di capo, per cui è fuor di dubbio che se appena appena in Santino avessero intravisto un disturbo mentale o un carattere rissoso, colerico e vendicativo, sarebbero intervenuti. No, era un bonaccione, sfigato, pronto magari a piangersi addosso, ma un bonaccione.
A 42 anni Santino è un giovanotto. A 51 la moglie è un restauro permanente. La cosa può far poca impressione a chiunque, fuorchè a Olga, la quale ogni giorno misura la distanza che aumenta. Non solo le donne invecchiano più rapidamente, ma lei parte in pesante svantaggio. Per quanto Santino sia un bonaccione, lei è sicura che qualche puttana gli metterà gli occhi addosso e si ciuccerà i suoi soldi con un po' di pompini. I deliri delle donne sono difficili da discutere, ma quando hanno un qualche sostegno diventano inamovibili come rocce. La sorella di Olga, Franca, ha 54 anni, e non è escluso che covi eguali sentimenti e timori.
Santino gode, evidentemente, della fiducia e della simpatia della sua famiglia di origine, a cominciare da quel nipote a cui telefona e forse dal padre di lui, ai quali forse deve qualche aiuto economico dopo il fallimento.
Di là c'è un muro. Non c'è bisogno che Olga dica gran chè, basta che cominci una frase con "Quel disgraziato" e tutti sanno di chi parla. Ha cercato di arraffare il possibile, di salvare dice lei.
A mie spese ho imparato che a quell'età la prima cosa che devi fare è avere fiducia in te stesso, nella tua capacità di rimetterti in piedi con le tue gambe. Se io fossi arrivato al punto di Santino, avrei lasciato tutto a mia moglie, tutto tutto, e me ne sarei andato con la testa libera sotto il cielo dispiacendomi di non potermi sdebitare del gran dono che avevo ricevuto di liberarmi dall'attaccamento. Un uomo oggi, a 40-45 anni, ha tutto nelle mani. Soprattutto in questi tempi di crisi, chi non ha legami e può inventarsi un lavoro a trecentosessanta gradi, fa con le sue mani la propria fortuna.
In ogni caso Santino, se dobbiamo rimproverargli qualcosa, è di non essersi liberato dall'attaccamento: è andato dalla moglie per discutere di affari. In una serra. Di lui? Di lei? Non lo so e non mi interessa: sta di fatto che ancora nelle disponibilità di uno dei due c'era una serra, e quando ci sono proprietà c'è attaccamento alla proprietà, e l'attaccamento a qualsiasi cosa comporta l'odio per chi nutre lo stesso sentimento per la stessa cosa.
Ora: Santino e Olga si incontrano. È presente anche la sorella di Olga, la quale dà man forte a Olga. Spesso le donne, quando non sono ben convinte delle loro ragioni cercano sostegni non imparziali. Se qualcuno ripete le loro verità, le sentono più vere.
Discutono. Ma sono linguaggi reciprocamente stranieri.
"Le cose che ho fatto con le mie mani sono mie, perchè te ne sei appropriata?"
"Perchè non mi ami? io che ho dato tutta me stessa per te! Perchè mi tratti come una bambola vecchia?"
"Che bisogno hai di mettermi contro mio figlio?"
"Perchè non cacci via quella puttana che ti gira sempre attorno?"
Le urla non chiariscono i concetti e quando il dialogo con le parole non trova vie di sbocco, si continua su un altro binario, con la violenza.
Ma quando Santino ha sparato alla moglie con il fucile da caccia e ha ricorso la cognata nella serra con gli occhi fuori dalla testa, ha pensato forse: "ecco, donna, figlia del demonio, io ti uccido in quanto donna e libero la terra dal male"? No, ha solo espresso la propria rabbia interiore, la propria disperazione.
Lui è stato il primo a non giustificarsi. È stato il primo a riconoscere che nessuna punizione era adeguata per il suo crimine. Ha rivolto il fucile contro di sè e si è punito da solo.
Difficile classificare questo omicidio come femminicidio o femmicidio (la differenza sempre qui ).
Questo è un altro capitolo del male dell'esistere, della tragedia del ritrovarsi in una commedia nella quale siamo stati buttati senza le istruzioni d'uso, senza un copione, dove tutti si arrabbiano perchè gli altri non fanno la propria parte. Santino non è un santo, lui è l'ultimo a crederlo. Ma Olga non è la vittima innocente, non è l'agnello senza macchia che salverà l'umanità con il proprio sacrificio.
Il delirio femminista che vede nella morte violenta delle donne per mano maschile il vero e definitivo superamento del sacrificio del Cristo è, appunto, un delirio.
L'uno e l'altra non sono salvati dal sangue versato. L'uno e l'altra hanno bisogno di un Altro Salvatore.
NB: tutto quanto sopra è opera di immaginazione, nessuno se ne risenta. Nè i parenti della vittima, nè quelli dell'assassino, e neppure coloro che nei miei dettagli autobiografici potrebbero o vorrebbero leggere qualcosa di più di quello che ho detto di scrivere: uno sforzo di immaginazione, per cogliere con la fantasia quelle spiegazione che la cronaca ci nega.
Prima cosa: un tema che gira gira sembra dare ragione sempre all'uomo...se una donna ha la lingua lunga...è giusto batterla; se una donna ti lascia e non ne ha il diritto visto che io uomo la "possiedo", è mia, la rincorro, divento uno stalker, la pugnalo, la uccido...come al solito il pensiero maschilista prevale..la donna è un misero esserino che deve solo tacere e se apre la bocca è solo per fare cio' che all'uomo fa piacere (tra le altre cose trovo la cosa citata da lei un po volgare visto che i suoi scritti vengono letti da chiunque...scivolare in mezzo a tanta intellettualità maschile con un epilogo del genere....) Guardi sono una donna quindi da misero esserino le dico:cambiate cultura, la donna è il vs fiore all'occhiello!
RispondiEliminamiss, non facciamo l'errore di correre all'altro estremo sfuggendo dal primo
RispondiEliminail problema principale del femminismo è l'antropologia falsa che presuppone. Ma accusare il femminismo di avere una falsa concezione dell'essere umano non implica in alcun modo affermarne una vera. Nazismo e stalinismo si sono combattuti ferocemente, ma di nessuno si può ammirare la comprensione dell'umano. Maschilismo e femminismo sono errori uguali, forse il primo ha la scusante di essere una reazione al secondo. Ma se vogliamo fare qualcosa di buono non possiamo lasciarci imprigionare in nessuno dei due.
Uomini e donne veniamo al mondo senza sapere perchè, da dove veniamo e dove andiamo. Va da sè che il nostro primo dovere è rispondere a queste domande: è bene tutto ciò che ci aiuta a rispondere, male tutto ciò che ce le fa dimenticare
Bene è liberarsi dal senso di possesso nei confronti delle persone anzitutto (ma anche delle cose, se non fosse fuori tema)
Quindi è vero: noi uomini dobbiamo cambiare cultura, cioè convertirci. Epperò ammettiamolo: siamo molto fortunati a saperlo e ci dispiace per voi che non avete ancora capito che anche voi dovete cambiare cultura e convertirvi!
GLI UOMINI....CHE ESSERI INTELLIGENTI !!!!!
RispondiEliminaLEI E' IN GAMBA LETTERALMENTE PARLANDO....SONO LA MISS DEL COMMENTO AL QUALE LEI HA RISPOSTO...OVVIAMENTE NON TUTTI HANNO LA SUA CAPACITA' LETTERARIA...