Femminicidio #12
Birba:
«Che
ci facciamo qui?»
Amico:
«Niente!»
B:
«Fino
a quando dobbiamo restare?»
A:
«Non
so. Fino a quando si spegnerà il sole, temo. O quando l'universo
collasserà.»
B:
«Fino
a quando il sole si spegnerà? Ci
vorranno milioni di anni!»
A:
«Hai
di meglio?»
B:
«E
cosa facciamo?»
A:
«Niente!»
B:
«Niente
per milioni di anni?»
A:
«Niente.
Parliamo. Pensiamo. Ragioniamo. Forse. Nient'altro»
B:
«Niente
per milioni di anni, qui tutti nudi, in questa penombra senza sole,
su questa piazza grigia senza orizzonti! Possiamo almeno raccontarci
qualche barzelletta? Indovinelli? Storie?»
A:
«Oh,
sì, certo. Dopo qualche secolo però le barzellette, gli indovinelli
e le storie le conosci
tutte, e resteranno
ancora millenni e millenni di
attese senza fine»
A:
«Guarda,
guarda, fin che vuoi. Qui nessuno dice nulla. Basta qualche settimana
a toglierti ogni curiosità e ti resta ancora una eternità dopo la
noia»
B:
«Amico,
tu mi sembri una persona saggia: dimmi, sai dove siamo?»
A:
«Non
lo so proprio. Ero in una selva oscura e mi son trovato qui»
B:
«Non
sai ben ridir come c'entrasti, vero? Già, anch'io e stupisco di
quanto m'annoiava a scuola quella cantica»
A:
«Proprio
così. Suppongo che non siamo in Paradiso, sarebbe una beffa
atroce. Per essere l'Inferno non è abbastanza crudele. Come
Purgatorio è troppo noioso. Se devo pensare a quel che merito, direi
che è l'Inferno ma non
ci scommetterei un cent»
B:
«Dici
che meriti l'Inferno? Cosa hai fatto di terribile, di così orribile
nella tua breve vita? No, non ci credo. Anche se fossi stato l'uomo
più cattivo della terra, la tua vita sarà durata, che so? settanta,
ottanta anni. Come puoi aver meritato una eternità infernale con
soli settanta, ottanta anni di malvagità?»
A:
«Gonzo
che non sei altro! Ma tu credi che l'Onnipotente Giustizia divina
ragioni come un qualunque ragioniere? Pensi che stia a contare meriti
e demeriti e a saldare il conto come un avaro? Basta un momento di
contrizione per salvare una vita perduta, basta una bestemmia per
perdere una santa vita»
B:
«Come
puoi chiamare giusto un Signore che dimentica una vita di sacrifici
per un attimo di disperazione?»
A:
«Non
dimentica nulla, amico mio, ma rispetta la libertà di chiunque, dei
re e dei servi. C'è un momento in cui si concludono i contratti: la
firma suggella e sigilla riflessioni lunghe o rapide, improvvisate o
ponderate. Dopo ogni gioco finisce. Chi non pensa a sufficienza
prima, non pianga dopo»
B:
«Dunque
tu nel tuo ultimo istante scegliesti l'Inferno? Bestemmiasti la Sua
Misericordia con il tuo ultimo respiro?»
A:
«No,
certamente. Non credo.
Del mio ultimo istante
non sono responsabile. Perché la mia volontà era tutta presa nel
non scivolare sulla china alla quale mi trascinavano le donne lascive
che mi circondavano. Avrei dovuto prepararmi all'ultima battaglia,
non essere provocato da scollature e minigonne»
B:
«Se solo l'ultimo istante conta, perché allora ti rammarichi del
male o ti rallegri del bene della vita intera?»
A:
«Perchè questo e quello mi hanno preparato al grande salto. E io
rimpiango di essere stato troppo distratto da donne comunque
svestite. Se non fosse corso dietro a ciascuna di loro, avrei
affrontato meglio l'ultimo esame.»
B:
«Sarebbero
loro quindi responsabili del tuo smarrimento. La donna in minigonna è
colpevole dello stupro che subisce? Avresti
voluto scegliere per le donne, al posto loro, vestiti, gonne, calze,
gioielli, pettinature?»
A:
«Non
sia mai. Avrei solo voluto sapere che significava quel
vestire, sai»
Vescovo:
«Appunto, è quel che ho
sempre detto pure io. C'è
la ragazza che porta la minigonna perché cerca marito, quella che ha
tanti amici da aver dimenticato quale potrebbe un giorno sposare, e
c'è la donna sposata che cerca l'amante. Ma l'aria è ammorbata
dalle zucche vuote che non cercano mariti né amici e neppure amanti.
Ma hanno visto su Vogue quella gonna e come formiche seguono il
sentiero tracciato.»
B:
«Oibò, chi è questo
signore dalla lunga barba, amico?»
A:
«Un vescovo, non vedi?»
B:
«Un vescovo? E come
avrei potuto distinguerlo, così ignudo? Anche vescovi dunque ci sono
qui all'Inferno»
V:
«Inferno? Siamo noi
all'Inferno? Chi l'ha detto?»
B:
«Lui!»
A:
«Io? No, assolutamente.
Amico tu trai conclusioni affrettate»
B:
«Se lei è un vescovo, allora sa se siamo in Paradiso o all'Inferno,
può dirmelo per favore?»
V:
«Io non sono vescovo. Ero
vescovo. Adesso sono solo
un uomo nudo, come tutti. Per quel che ne so, per
rispondere alla tua domanda, questo
potrebbe anche essere l'Inferno, ma non ne sono sicuro. È
da tanto che cerco una risposta. A volte vedo passare qui San
Pietro, di corsa e
affannato. Ho provato a fermarlo una
volta, mi ha fatto cenno:
passo dopo. Ma non si è
mai fermato.
Viene qui di fretta, come se non avesse tempo neppure per respirare,
e corre via
affannato e indaffarato,
brontolando tra sé litanie incomprensibili»
B:
«Signor
vescovo, ci spieghi come si fa a sapere se si va all'Inferno quando
si trapassa. Lei dovrebbe saperlo»
V:
«Amico
mio, ciascuno va dove vuole andare. Chi vuole all'Inferno, chi vuole
in Paradiso»
B:
«Che
fandonie sono queste? C'è forse qualche uomo che non vuole andare in
Paradiso? Tutti gli uomini vogliono andarci: bella scoperta»
V:
«Non
sai quel che dici, dà retta: tu
l'omo non lo conosci punto.
Forse il problema è che non lo vogliono, o forse non lo vogliono
abbastanza. O forse che non sanno quel che vogliono. Forse anche noi
siamo qui perché non sappiamo cosa vogliamo. Forse resteremo qui
finché non l'avremo
scoperto. Il tuo candore
mi costringe
ad una confidenza: vedi, io non so se preferirei essere in Paradiso
senza la donna che amai tutta la vita, o piuttosto
all'Inferno ma
con lei. Vedi quella
donna là in fondo, quella abbracciata sì, l'ho amata da lontano
tutta la vita, l'ho seguita nelle sue vicende, ho sognato di poterla
stringere ed abbracciare. Sapevo che era un sogno impossibile e
ancora adesso mi domando per quale ragione Dio ci metta in cuore
desideri irrealizzabili, perché ponga il traguardo sempre oltre il
divieto. Fare la Volontà
dell'Altissimo è stato lo sforzo di tutta la mia vita perché ogni
desiderio trovi compimento. Ora mi domando che frutto porterà ogni
mia rinuncia»
A:
«Se
Vostra Eminenza non sa quel che vuole, cosa possiamo sapere noi
comuni mortali? Di tutto ciò che abbiamo fatto nella vita, di tutto
quello che abbiamo voluto, di tutto ciò che abbiamo desiderato.
Vede, io non so se voglio il Paradiso senza belle donne. Se non mi
avessero confuso avrei anche potuto immaginare un paradiso diverso,
altro e altrove. Ma quando certe donne ti fanno intravvedere la
felicità, ti sembra di
sapere quel che vuoi. Invece eccole qui, a migliaia e migliaia,
completamente nude, e comprendi che nessuna di loro ti
basta. Vedi
ad esempio quell'esemplare laggiù: avreste mai pensato sulla terra
di poter contemplare una così bella donna, così a lungo e senza
ostacoli?»
Donna:
«Dici
di me che sono un bel esemplare? Come fossi un cavallo o una mucca?»
B:
«Signora
ci consenta, era per dire, eravamo presi in altri dilemmi, perciò ci
scusi. Non volevamo in alcun modo mancarle di rispetto»
D:
«Perchè
pensa lei che mi abbiate mancato di rispetto? Perchè non sono
sollecitata nella mia vanagloria ad essere ammirata? Perché
passeggio tutta nuda da secoli e non un solo fischio, non un solo
tentativo di abbordaggio? Quanto inutili e stupide mi sembrano ora le
nostre tattiche di un tempo per sollecitare le attenzioni maschili.
Quale inutile distrazione: noi prese dal piacere
di piacere, voi prigionieri del desiderio da noi suscitato»
V:
«Donne,
donne! Se aveste saputo contenervi, rispettare l'altrui libertà, le
altrui sensazioni, desideri, pulsioni! Non chiedevate il permesso per
risvegliare nei cuori
speranze inconfessabili»
D:
«Con
che coraggio avresti voluto tu disporre dei nostri corpi? Noi siamo
esseri umani quali voi e abbiamo il diritto di autodeterminarci
quanto voi decidendo
quanti centimetri di gonna sono decorosi e quanti no, dove e come il
seno sia opera d'arte o invece perversione. Qui si vede la vostra
follia: non un solo filo copre la nudità ai vostri cuori, e questi
seni e queste gambe vedrete per l'eternità»
V:
«Amica
pensi tu che i preti non abbiano nozioni di anatomia? Ciò che
condanniamo non è il corpo ma ciò che con il corpo si vuole dire o
far intendere»
D:
«Ebbene
chi altri può decidere cosa una donna vuol dire con il proprio
corpo? Chi può dire cosa è lecito dire e cosa vietato?»
B:
«Quindi
voi donne sapete
ciò che volete? Se rivendicate il diritto di autodeterminarvi, voi
sapete cosa conta davvero nella vita»
D:
«Non
ti comprendo, amico»
B:
«Se
tu sai quel che vuoi, sei qui perché lo vuoi. O mi sbaglio? La
vostra autodeterminazione dove vi porta se non dove volete andare?
Quindi se voi sapete dove volete andare e siete qui, significa che
voi volete essere qui»
Puttana:
«Magari!
Oh, magari sapessimo che ci facciamo qui! Magari sapessimo ciò che
vogliamo! Su questo, donne
e uomini siamo identici.
Non vi invidio per nulla, come non mi vanto di ciò che ero.
Rimpiango semmai di essermi illusa che possedere me stessa fosse ciò
che volevo. Ho fatto girare la testa a decine, centinaia di uomini.
Ogni conquista era ciò che in quel momento desideravo più di ogni
cosa, salvo scoprire un
attimo dopo che desideravo qualcosa di più, qualcosa ancora oltre»
Moglie:
«Anche
mio marito fu tra le tue conquiste?»
P:
«Ancora
ti brucia?»
M:
«Non
so se ancora mi brucia. Ho bisogno di sapere se ci tengo ancora, se
tengo ancora al suo
amore. Ho bisogno di
saperlo ma non lo so.
Perchè non mi amò?
Mi avrebbe
amato se mi fossi piegata come verde fuscello ad ogni suo
desiderio, se fossi stata pronta ad esaudire ogni suo
comando, se fossi rimasta in casa come devota sposa, amorevole
madre?»
B:
«Perchè
te
lo domandi? Rimpiangi forse qualcosa?»
M:
«Forse
di non aver provato. Forse di aver pensato che ci sarebbe stato
ancora
tempo. Ci sarebbe stato tempo per i figli, per la casa, per essere
madre e sposa. Mentre il tempo passava l'unica cosa per la quale il
tempo non sarebbe tornato, era quello che rubavo a me stessa»
B:
«Adesso
cosa vuoi? Se volevi restare insieme a te
stessa
per l'eternità eccoti accontentata.»
M:
«Hai
ragione, ben misera speranza ha sostenuto tante tensioni, tante
scenate, tante pretese. Che lui
fosse
come io lo
volevo, che fosse
mio come io ero mia»
D:
«Ti
compatisco amica, come compatisco lui. Possedere
un altro è fargli una prigione, incatenarlo a ciò che noi
immaginiamo di lui. Cosa
c'è di meglio nella vita che la libertà, l'orizzonte libero di
traguardi e desideri, un cammino senza sponde, una mappa senza
tracce? Vivere ogni giorno la libertà di inventarsi »
A:
«Davvero
tu vuoi questo? Questo per sempre, finchè il sole brucerà e
l'universo si espanderà tu gioirai di questo immenso spazio grigio
senza pareti? Qui realizzi la tua volontà? Non
hai mai assaporato la bellezza di essere schiava di un desiderio o un
amore impossibile? Di una speranza disperata? Non hai mai sperato di
trovare qualcosa per cui valesse la pena perderti?”
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